1975

Iniziai il mio viaggio in Asia per cercare me stessa e lo finii passando da un bonzo all’altro a farmi leggere il passato e predire il futuro. Ho conosciuto Vietnam, Thailandia, perfino la Cina, leggendole sulle facce degli indovini che avevo visitato, di città in città: Bangkok, Angkor, Sihanounk, Phon Phen, Hong Kong e i loro maghi mi avevano ordinato di non mangiare carne, altri di temporeggiare nel partire per lunghi viaggi, alcuni di portare con me un Buddha, chi piccolo, chi grande, delle erbe, o dei profumi e tutti mi avevano letto un passato che era tanto vero quanto falso e un futuro che mutava di voce in voce. O questo era ciò che volevo credere? I truffatori si trovano ovunque ma alcuni veggenti ne avevano azzeccate un bel po’ su di me. M’ero sentita nuda davanti a uomini che parlavano di me meglio di mia madre e troppo ‘vestita’ di fronte ad altri, troppo diversa da quella che pensavo di essere.
Erano loro che leggevano la mia vita o ero io che cercavo di far combaciare le loro parole misteriose ai fatti che mi erano successi, a volte anche a fatica? Ero confusa e terrorizzata all’idea che il mio caro destino non esistesse e che la nostra vita fosse in baliia del caso.
Giunta in Cambogia cercai, com’ero oramai solita fare dall’inizio del mio viaggio, il più bravo indovino del paese. Questa volta volevo capire. Se c’è una linea nella mano che indica la possibilità di una malattia o un infarto o altro, allora volevo sapere che segno c’era nella mano dei due milioni di cambogiani che il 17 aprile 1975 vennero assassinati dall’arrivo di Pol Pot. Le fosse comuni della Cambogia erano piene di persone predestinate a finire lì. Se nessuno aveva saputo leggere quel loro futuro, allora voleva dire che chiunque pretendeva di farlo era un impostore. Voleva dire che il destino non esiste! Stanca di sentire parole su di me basate sull’ora e la data della mia nascita, o sulle carte che avevo pescato, decisi di porre al mio indovino cambogiano l’unica domanda per cui, questa volta, ero venuta: gli era mia capitato, prima del 1975, di predire che sarebbero arrivati Pol Pot e Khmer Rossi e che così tante persone sarebbero state assassinate?
Il bonzo si interruppe, non capiva, ripetei la mia domanda e si stupì.
Rispose: “No. Ma nessuno, a quel tempo, mi fece una domanda del genere”.
Mi parve ridicolo.

(Sonia Berti)