24 Ottobre 1917

24 ottobre 1917

Caro Ivan,

domani attaccheremo il palazzo dello Zar. Domani la Nostra Rivoluzione avrà fine. Essa scorre forte e indomabile nelle nostre vene, siamo parte di un mondo, cuore pulsante di un meraviglioso ideale. Non puoi fermare un ideale. L’armata bianca, le forze controrivoluzionarie, lo Zar, le bombe, i fucili, nulla potranno. Qualcuno di noi resterà ferito, altri moriranno di certo, ma lo sappiamo entrambi Ivan, lo sappiamo che alla fine vinceremo. Tu lo sai meglio di tutti, lo sai perchè sono venticinque anni che vivi in quel mondo, circondato da ricchezza, denaro, inutili chincaglierie e sfrenato sfarzo. Conosci la decadenza, conosci l’inadeguatezza e l’inettitudine di tuo zio Nicola, conosci la sua famiglia, le sue figlie. Sai che vivono nella paura. Sai che, in cuor loro, sono già finiti, persi, morti. Tutta la dinastia Romanov lo è. E tu con loro. Fiumi rossi scorreranno sulla candida neve davanti Palazzo d’Inverno, il sangue dei Romanov, dei traditori del popolo, sangue di assassini. Ma tu, tu, amico mio, non meriti tutto ciò. Ricordi quando giocavamo con le spade di legno nell’atrio del Palazzo, ricordi quando Anastasia, oh Anastasia, sorrideva guardandoci combattere, ricordi i primi periodi, quelli in cui tu eri con me, quando leggevamo gli scritti dei grandi, quei periodi in cui entrambi correvamo verso una luce, una speranza. Ricordi Ivan? Ricordi come eravamo felici? E’ andata così Ivan, io da una parte e tu dall’altra, ma stanotte, ti prego, amico, fratello mio, scappa, vattene da quell’inferno. Fucili carichi, non più spade di legno.

Vattene Ivan, ascolta le mie parole, scappa più lontano possibile, evita il sangue, i fiumi, la morte, non so come potrei agire se mi trovassi davanti a te, magari io esiterò ma altri non lo faranno, sei un Romanov Ivan, morirai assieme alla tua famiglia, vattene,

Sinceramente
Tuo Vladimir