AGES OF DARKNESS

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Sugo di pomodoro mi cola dallo zigomo, e la polpa segue, e ringrazio Iddio che nessuno abbia lanciato cipolle e patate, anche se alla fine sono qui per questo. L’aver assunto un mortodifame ragazzotto col compito d’urlare i miei pensieri al mondo e alla città e trovarmi qui, anche se col pensiero d’esser totalmente assolto e esente dalle sanzioni civili e penali del tempo e dell’epoca. Mi guardo le spalle, o nella posizioni in cui penso esse siano, attraverso il folto e nervoso pezzo di faggio , la gogna pubblica che mi reprime gli avambracci. Che involontaria modernità antica, penso.

Posso fare quello che voglio e mi trovo qui imprigionato per la libertà di espressione, ecchecazzo.

Solo per aver pagato un malandato e sgualcito quindicenne con due soldi e averlo probabilmente salvato dalla cappella di qualche vecchio pervertito mi vengono a rompere i coglioni? Del resto, ho solo detto al mio personale strillone di espletare la mia inattendibilità verso il governo di Adalberone di Eppenstein, quell’ipotetico incestuoso cane pomposo e pompiniere di diete regionali che s’impappettano con il prepuzio papale che perlomeno, a per quanto mi riguarda, è strettamente pederasta e adultero,  – sempre divinamente parlando.

Osservo tutte quelle donne in tuniche damascate da disegni oro e gli uomini in soprabito a mantello in velluto nero senza maniche, rifilato e bordato con passamaneria e cordoncino senape.

Hanno veramente fatto un gran lavoro con la definizione della texture.

Soprattutto queste donnine da bacio, in questo damascato in di seta color porpora sempre con manica damascata da passamaneria oro e doppia manica a faldoni lunghi e una scollatura impreziosita da pietre di gran valore come rubini e smeraldi e ametiste, mentre il mantello in velluto e merletto è decorato da due grossi bottoni diamantati e una catena d’oro luccicante.

Ehi, il copricapo di quel tipo alto coi capelli ondulati è stato realizzato in organica color panna. Buon gusto.

Deglutisco continuando ad esser soggetto e bersagli d’ortaggi che sarebbero spreco e grida d’isteria per qualsiasi vegetariano, Dio li abbia in gloria.

Ho appena detto allo strillone di gridare che l’attuale Marchesato di Verona o non so se il più preciso Ducato di Corinzia è in mano a un inoppugnabile addetto alle arte arti ludiche scrotali e prostatiche e puberali. La sua dedizione al lavoro è straordinaria.

Al che canticchio

“Mostrando il palmo aperto

e volgendomi lo scroto

in ampia copertura,

sollazzandomi le biglie con passione

e massaggiando le suddette

in un placido e tenero

andirivieniiiiii

e ancoraaaaa

e ancoraaa…”

Lui ripete a tempo, risultando davvero encomiabile.

I pomodori cominciano già ad esser più saporiti, o è solo questione di abitudine gustativa indotta?

Iniziano a lanciarmi sassi calcarei, pietre fangose e scogli acuminati e io non posso trattenermi. Insulto regnanti, papi ed esclamo a gran voce qualsiasi sconcezza mi venga in mente. Qualsiasi porcheria esistente, in un fiume di rabbia e passione e frustrazione e disagio e snervo; e poi vengo disconnesso.

È stato un colpo al cuore. Immediato come un pugno dritto in bocca che ti fa sanguinare le gengive e tu non hai mai assaporato il sangue ed è così acre che lo vuoi sputare ma poi non è così male.

I valori cardiaci troppo elevati rendevano difficoltosa e altresì pericolosa l’esperienza d’uso del VR che cosicché interrotta l’applicazione delicatamente la sfilo dal cranio, pensando che sia quella la causa del tutto. E non la mia rabbia irrosoria. Respiro affannosamente, assaporando ancora la ferrea palpazione ematica nella cavità boccale, osservando la psichiatrica sala da beta testing di poltrone in pelle sgualcite e  lauree incorniciate da macchie e aloni assolutamente ambigui; tremo, fisso la busta di carta con il denaro in ricompensa del lavoro svolto. Apro la busta e li fisso, li conto. Li annuso. Trecento carte. “Ci sono lavori decisamente peggiori”, penso, pensando a mio padre che è arrivato in questo stato pulendo cessi e aiutando i disabili, detergendogli il culo dopo aver cacato e asciugandogli la bava colata dal cucchiaio strabordante di minestra e acqua condensata fatta succhiare pazientemente da una cannuccia lilla.

Mi prendo la busta e me ne esco e penso, pensando “Ma ma le tette non potevate fargliele un po’ più grosse?”.