Avanti

A tutti coloro che almeno una volta nella vita si sono seduti, e ci hanno messo un po’, ad alzarsi di nuovo.

Io vorrei amare il mondo, ma non posso.

Non posso oggi, lo amerò domani.

Una volta lo amavo, o quanto meno gli volevo un po’ bene, sì.

Poi le cose cambiano. Ti siedi un giorno su una sedia, anche una poltrona va bene se ci stai più comodo, ma ti siedi e le cose cambiano.

Io mi sono seduto su una sedia anni fa e non ho più visto nulla, credo di aver smesso anche di sbattere gli occhi. Sentivo i rumori. Perché quando mi sono seduto ho dimenticato di chiudere le finestre, e io li sentivo tutti i rumori là fuori.

Avevo imparato a non distinguere i suoni, ogni suono per me era uguale all’altro. Questa è una cosa molto difficile in realtà. L’ho scoperto anni dopo, quando poi ho cominciato di nuovo a sbattere le palpebre. Lessi che entrare in questo stato è un fatto di collegamenti celebrali. Si arriva a un certo punto che il tuo cervello decide di fermarsi, staccare tutte quante le connessioni, e lasciarti in uno stato di perenne stanchezza mentale.

Io ero talmente indolente a tutto quanto, che non cercavo nemmeno di riattaccarle quelle connessioni.

Così mi andava bene.

Avevo tre pacchi di sigarette con me, l’unica cosa che riuscivo a fare era fumare. Non perché mi piacesse, chiaro, semplicemente perché trovavo in quel semplice gesto ripetitivo, sempre lui, sempre lo stesso, una sorta di annullamento. Non richiedeva sforzi, continuavo a ripetere il movimento per inerzia. Tant’è che quando finii i miei tre pacchi di sigarette, continuai a ripetere il gesto con la stessa costanza, con la stessa frequenza anche se di sigarette ormai non ne avevo più.

Avvicina pollice e indice alla bocca, sospiro, piega il gomito, muovi due volte il dito e avvicina pollice e indice alla bocca, di nuovo sospiro.

Così andava.

Io non esistevo più per me stesso e nemmeno per gli altri.

E la cosa nemmeno mi importava.

Poi un giorno, mi sono alzato da quella sedia.

E di nuovo ho cominciato a chiudere e riaprire gli occhi.

Ma da quel giorno non mi sono più seduto.

Né su una sedia, né altrove.