Bis

Joey Ramone ha scritto Rock’n’Roll High School nel 1979. In sintesi, è un pezzo che parla di quanto il liceo faccia schifo e sia inutile e quanto invece sia bello avere ragazze e fare concerti. Quasi dieci anni dopo i Ramones registrano I Dont Wanna Grow Up e I Wanna Live. Nel 2001 Joey Ramone muore prostrato dal cancro senza vedere l’uscita del suo album solista, quello che sapeva essere l’ultimo. Il disco è aperto da una cover di What a Wonderful World di Armstrong. Questa piccola parabola musicale dovrebbe insegnarci qualcosa: che quando gli anni ci si srotolano maestosi davanti fino a non vederne la fine e si guarda avanti tutto sembra orribile. Dee Dee inizia a farsi di eroina con Sid Vicious, i vecchi amici iniziano a farsi di eroina con i nuovi amici, tu non hai iniziato perché tua madre ti perquisiva lo zainetto con le scritte Uniposca cazzute ogni volta che tornavi tardi. Che quando gli anni stringono e ci si guarda indietro tutto sembra incredibile. Forse anche il liceo. E ne vogliamo ancora. Vogliamo quella sensazione di sollievo che si prova sapendo che dopo un live pazzesco le luci del palco si spengono, ma è tutta una farsa, il gruppo esce di nuovo e suona i tre pezzi che hai aspettato per un’ora.

A quattordici anni ho scritto sul muro della mia scuola I Hope I Die Before I Get Old. L’ironia è che questa è una citazione da una canzone dell’epoca dei miei genitori. Ora sono costretta a tingermi i capelli per nascondere quelli bianchi, e quando ci sono turbolenze molto forti in aereo incrocio le dita tenendole nascoste sotto le maniche.

Quand’è esattamente che si smette di crescere e si inizia ad invecchiare? Quando è successo? Quando ho iniziato a metterci tre giorni per riprendermi da una sbornia? Quando ho iniziato a usare come scusa il bucato e le pulizie arretrate per evitare una sbornia? Forse tra l’ultimo acquisto del Topexan e la prima furtiva occhiata al reparto degli antirughe che comunque non potrei permettermi. Non ne ho davvero idea. Forse tra l’ultimo “quando avrò diciotto anni…” e il primo “passati i venticinque arrivano i trenta in un battito di”. Guardo i trentenni alle feste universitarie e penso che in fondo non ci sarà poi molta differenza. Guardo i trentenni alle feste universitarie e penso, Dio, ti prego, non farmi diventare così. Guardo le fotografie di mia madre, perfetta a ventisette anni con la permanente e me in braccio e mi sento immatura, guardo le fotografie di mia madre e penso: sì ma quelli erano altri tempi.

di Giorgia Papagno