Book Pill

Metti una di quelle mattine grigie. Ti alzi, ti trascini in cucina, trangugi il tuo caffé scottandoti perché sei ancora completamente addormentato. Ti tuffi nell’armadio e ti vesti come solo Ray Charles al buio saprebbe fare e cominci a correre. Corri corri corri, perché tutti lo fanno allora pure tu, mica sei più stronzo degli altri, lo fai. E mentre sei al lavoro, con i colleghi che hanno anche meno voglia di te, senti un profumo. Pensi: “Minchia, è Padre Pio. Mi ha scelto fra tutti i peccatori della terra per portare un messaggio di speranza nel mondo”. Invece no, è il tuo capo che è tornato da Laterza e porta con sé una forma di pane gigantesca.

E parte il momento Amarcord. Ricordi il tuo paese, Gino il pescivendolo che ti vuole vendere le cozze a tutti i costi, la corriera che arranca per la salita, l’odore della farina e del pomodoro del panificio di Lina. Sei ormai Toto Cutugno.

Torni a casa e rimugini sul senso del cibo, su come prima ti piacesse gustare a fondo quello che mangiavi e adesso invece tiri su camionate di roba senza nemmeno masticare.

Su come il cibo renda la vita migliore e aiuti le passioni sopite a risvegliarsi.

Allora ti viene in mente “Afrodita” di Isabel Allende, uno di quei libri che sa vedere oltre la sostanza, la forma e il colore, dove il cibo non è più solo vile materia ma esperienza dell’anima, l’abito perfetto per i corpi che si incontrano la prima volta e sono un po’ timidi, rispettosi ma pieni di pensieri irriverenti, le membra ubriache di rosso pronte a lasciarsi andare. Non solo saggi, racconti ed esperienze dirette, ma ricette, quelle giuste per permettervi finalmente di tornare in ufficio con gli occhi pesti, sì, ma per una lunga, estenuante e dolcissima lotta fra le lenzuola.

Un libro da sfogliare, consultare, tenere pronto in dispensa accanto allo zenzero e al pepe di Caienna, da sporcare con le dita unte, da segnare, sottolineare, aggiungere e modificare, con le note a margine sugli effetti collaterali che solo voi potrete testare. Per tornare ad essere gli Antonio Banderas di Desperado, che le galline le spennava e basta.

“Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l’amore che ho lasciato correre per occuparmi di lavori in sospeso o per virtù puritana.”

Afrodita, racconti, ricette ed altri afrodisiaci, Isabel Allende, Feltrinelli

di Tamara Viola