Bud Spencer

Due, zero, otto, quattro.
Cosa sono questi numeri? Per caso è un’altra data mistica, profezia di qualche catastrofe nel prossimo film che parlerà del futuro? L’ennesima trovata per un film apocalittico?
No. Fine della storia.

Avete mai fatto caso che quasi tutti i film ambientati nel futuro ipotizzano situazioni terribili per tutti noi? Basta pensare a L’esercito delle 12 scimmie, I figli degli uomini, Il pianeta delle scimmie, Terminator, Alien, ma anche più semplicemente al tenero Wall-e. Insomma, tutti questi film visionari hanno da dire la loro su come l’umanità sia condannata all’estinzione, alla sottomissione, al non avere più figli, o all’abbandono del nostro stesso pianeta per le pessime condizioni ambientali. Per fortuna sistema tutto Wall-e.
La cosa che mi spaventa di più, è che tutti questi lungometraggi, solitamente, sono abbastanza vaghi su quando avverrà la catastrofe; quasi sempre in “un futuro non troppo lontano”. Per quanto ne sappiamo noi, potrebbero veramente accadere di tutto tra 73 anni o anche meno!
Sì certo, tralasciando la fantascienza più esagerata, eventualità come la sterilità del genere umano o il degrado del pianeta sono ipotesi plausibili; e quello che ci rimarrà saranno frasi come “l’ultimo a morire spenga la luce” (I figli degli uomini).
Perciò, anche se i film non predicono il futuro vero e proprio, mi fanno comunque pensare a quali comportamenti bisognerebbe adottare per scongiurare queste crisi. La paura fa novanta.
Attenzione, un altro numero menzionato nell’articolo, secondo me alla fine qui ci scappa una previsione.
Spesso infatti, in film e serie tv, la numerologia viene utilizzata per presagire qualcosa di terribile o semplicemente far impazzire i personaggi. Vedi anche Lost, la fortunatissima serie di J.J. Abrams, dove i protagonisti vengono perseguitati dai numeri 4, 8, 15, 16, 23, 42 che rappresentano i fattori dell’equazione di Valenzetti che sarebbe in grado di predire l’estinzione del genere umano. Appunto.
Però mi meraviglio ogni volta sempre di più quando in questi film, dove le problematiche paiono irrisolvibili, tutto si conclude sempre con un lieto fine. Mi spiego meglio. Sembra quasi che per ottenere il “vissero tutti felici e contenti”, si debba obbligatoriamente passare attraverso l’apice della drammaticità, fino ad arrivare al punto dove la situazione viene riportata alla normalità.
Non mi sorprendo del lieto fine, ma di quelle situazioni così catastrofiche da non dare via di scampo, tranne ovviamente ai protagonisti.
Proviamo invece ad immaginare un futuro normalissimo. Una ribellione a tutte le interpretazioni cinematografiche. Un futuro prossimo molto più normale di quanto i media ce l’abbiano sempre dipinto, senza cambiamenti così radicali, senza robot, alieni o grandi viaggi spaziali. Non cambia quasi nulla.

Quello che accadrà secondo me sarà predetto dal prossimo film sul futuro.

“DUEMILAEOTTANTAQUATTRO”.
Cazzo, ma siamo ancora tutti vivi! E adesso?

Cosa fanno al cinema?

a cura di Leonardo Tessarolo