COME HAI DETTO CHE TI CHIAMI?

Un uomo prestante sui settant’ anni, un po’ attempato e col parrucchino, lo sguardo fiero rivolto al cielo, solo sul tetto di un grande palazzo che porta il suo nome e con un foglio di carta in mano.
“Ho in testa una vecchia canzone, un motivetto orecchiabile di molti anni fa. Il cantante invitava una generazione allo sbando a fare sogni grandiosi, a distinguersi dalla massa apatica, a emergere e ad essere un faro per gli altri. Questo almeno è quello che ho capito io e a mio modo l’ho interpretato. Non mi è chiaro come il vortice degli eventi si sia evoluto, ma alla fine io ce l’ho fatta. Gli altri no. Quelle poche parole, ripetute a oltranza nella traccia, si sono amalgamate ai miei pensieri e sono diventate parte della mia natura, non della loro. Io ho scalato, un gradino dopo l’altro, il capitale umano davanti a me, ascendendo alla vetta sociale. Io, non loro. Assordante è stato il mio silenzio davanti all’incompetenza dei miei dipendenti, arroganti le mie poche parole a figli ingrati e inadeguati, ammalianti le mie lusinghe nei confronti di superiori, ciechi ai miei veri scopi, inesistente la mia propensione all’affetto. Il segreto del mio successo è molto semplice e sta tutto nel non dare mai alle persone le gratificazioni che esse anelano. Raggirarle, farle sentire inadeguate, accontentarle quel tanto che basta affinché obbediscano senza reticenze, ma mai, e ripeto MAI, chiamarle per nome. Il nome le rende autonome e fa germogliare in loro l’aspettativa di essere riconosciute e rispettate. Indifferenza, superiorità, falsa pietà, scherno. Questi i punti chiave. I MIEI punti chiave del MIO successo. Vi starete allora chiedendo, se questi sono i presupposti, perché rivelo a voi nullità queste mie indicazioni. La risposta è semplice: voglio essere il modello a cui aspirare e che il mio nome venga ricordato per sempre. Per quanto possiate provarci, voi non sarete mai come me: io ho costruito un impero economico senza precedenti, io ho assoggettato al mio volere legioni di schiavi inconsapevoli della situazione, dando loro una parvenza di libertà, io ho assaporato il nettare della vita fino in fondo, trascendendo il mio tempo, io sono artefice del mio e del vostro destino, io morirò per mia mano, perché nemmeno Dio può decidere al mio posto”.