Cric Croc

É quando le Chordettes con “Mr. Sandman” mi informano per la terza volta che sono le 10. E’ quando lo so che è tardi, ma non sono riposata nonostante dormire sia il mio sport preferito. Sono le pantofole e il pigiama in pieno giorno. E’ pensare a chi si sveglia alle 7 ogni mattina, a chi pieno di entusiasmo sta lavorando ormai da due ore mentre il massimo che riesco a fare io è continuare ad andare a sbattere contro tutti i mobili che incrocio.

É quando l’abbinata zucchero + caffeina mi dà slancio per dei buoni quarti d’ora facendomi sentire esaltata (tipo quelli delle pubblicità che sono sempre elettrizzati e poi scopri che tirano di bamba), ma poi allo scadere di quei quindici minuti di onnipotenza la magia svanisce e le mie ambizioni di grandezza “yes I can!” sbiadiscono fino alla rinnovata certezza di non diventare nessuno.

É quando parlo da sola, è quando senza accorgermi mi ritrovo a ondeggiare ad occhi chiusi brandendo a mezz’aria una banana sbucciata. E’ quando mentre mia madre mi elenca le consegne del giorno, io sono altrove in compagnia di strascichi di sogni strampalati, professori che ci provano labirinti sfuriate ex che mi chiedono scusa annegamenti gravidanze che per fortuna era un sogno.

É quando non voglio lavarmi perché l’acqua è bagnata, e sotto la doccia gli aghi d’acqua e il vapore mi fanno perdere coscienza di dove finisca l’acqua e dove inizi il corpo. E’ quando mi sento Virginia Woolf perché nella mente mi si accavallano considerazioni universali vagamente associate tra loro da un certo esistenzialismo paranoide, tipo: la cellulite si sta facendo sempre più segnata eccerto se sto sempre seduta dovrei andare in palestra ‘na tisana al finocchio mica fa il miracolo. E’ quando spogliarsi è una noia ma rivestirsi è anche peggio.

É quando cerco scuse per non essere mai andata in Erasmus anche se mi piacerebbe viaggiare, ma invidio chi ha avuto la forza di informarsi, di fare domanda e di partire. Sono i mille libri che mi incuriosiscono e che compro, ma che alla fine non leggo mai. Sono i film che mi annoto in agenda pensando “questo lo devo vedere!” ma che alla fine di tre agende non ho ancora visto.

É quando non mi capacito di come faccia la vita degli altri ad essere sempre così appassionante, di come mai sembrino tutti così felici e realizzati e pieni di vita. E’ quando penso che forse dovrei socializzare, trovarmi un hobby e farlo diventare il mio lavoro…ahahah! Lavoro.

É quando a mezzogiorno sono ancora in mutande, e mentre telefono all’uomo dei surgelati per disdire il nostro appuntamento, arriva vibrando sul cellulare la foto di un’amica che si sta imbarcando per Cuba e penso “Beata lei”. E’ quando un’altra amica coetanea sorride orgogliosa spupazzando la sua creatura di pochi mesi.

É un cric croc che annuncia la scollatura in atto tra l’idea che ho di una persona della mia età e quello sono io alla mia età. E’ rassegnazione diffusa. E’ quando istintivamente guardo le mie mutande a pois e le tazze sporche nel lavandino.