Della pigrizia e della scaramanzia

Come tutti coloro che rifiutano di considerarsi dei perfetti imbecilli quando diventano consapevoli di comportarsi in maniera irragionevole, anch’io ho cercato una giustificazione assennata capace di assolvermi da alcune insensate manie.

Con comportamenti illogici intendo tutte quelle piccole azioni che con leggerezza chiamiamo abitudini ma che, una volta disattese, ci arrecano disagio, insicurezza, nei casi più gravi disturbi compulsivi; mi riferisco, ad esempio, alla convinzione assoluta che la Nazionale non passerà la semifinale se non si indosserà la stessa maglietta di Pirlo in simil-acrilico di tutte le fasi di qualifica. Nel mio caso, ammetto il categorico rifiuto ad ascoltare anche una sola parola degli interrogati che mi precedono a un esame, pena una prestazione pietosa e singolarmente umiliante: dopo l’agonia dell’appello, mi catapulto fuori dall’aula trascinando, nella foga, sgabelli, seggiolini, ombrelli e il cavo del proiettore, nei giorni fortunati.

Attraverso un indefesso lavorio interiore ho cercato di capire come, in queste e in altre circostanze, il nostro senso logico venga semplicemente azzerato a favore di comportamenti apparentemente paranoici, per non dire imbarazzanti; ebbene, i miei meccanismi di autodifesa hanno prodotto una soluzione plausibile. Non siamo maniaci né trogloditi, ma solamente scaramantici. Sia chiaro, scaramantici, non superstiziosi.

Talvolta la responsabilità di una scelta sembra un peso eccessivo da portare interamente sulla nostra coscienza: per questo abbiamo bisogno di delegare a qualcosa che ci è esterno parte di questa responsabilità, in modo da poterne addossare anche una buona fetta di colpa, in caso di fallimento, per andare avanti a cuor leggero. Ma se il superstizioso è colui che affida completamente la buona riuscita di un’impresa a forze che dichiara estranee al suo controllo, lo scaramantico fa tutto quanto è in suo potere per indirizzare gli eventi nella direzione voluta, incluso tutelarsi dall’eventuale malasorte con scongiuri e improbabili rituali. Lo scaramantico crea la sua stessa fortuna, come recita un maliardo Aaron Eckhart lanciando in aria la sua moneta truccata: sappiamo già, in fondo, quale faccia ci guarderà dal dorso della mano, ma l’atto stesso di tirare a sorte è necessario per realizzare quella profezia che abbiamo già scritto.

Insomma, ecco la brillante conclusione: la scaramanzia è dei perfezionisti, la superstizione dei pigri. Tana per tutti!

(di Alice Securo)