Der Daumenlutscher

«Ahia!»

Luise stessa si sorprese per la velocità e la precisione del colpo. Il mestolo di legno era volato verso la mano del bambino come se fosse dotato di vita propria, centrando in pieno il dorso in uno schiocco sonoro. Non aveva nemmeno avuto bisogno di girare la testa.

«Quante volte devo ripeterti di piantarla? È un’abitudine disgustosa».

Konrad strinse la le ditina attorno al pollice e nascose il pugno tra le gambe, vicino al pistolino.

«Guarda!»

Luise afferrò il polso del figlioletto e lo costrinse ad aprire le dita. L’unghia del pollice era ridotta ad una mezzaluna di pochi millimetri, circondata da un ammasso spugnoso di pelle biancastra e vecchi solchi sanguinolenti.

La donna arricciò il naso e lasciò andare la presa. Il pugnetto di Konrad tornò a rifugiarsi tra le sue cosce.

«Disgustoso».

«Scusa mamma, non lo faccio più».

«Lo dici tutte le volte e poi, appena mi giro, sei di nuovo lì a succhiarti il pollice», poi, abbassando la voce e piegandosi su di lui «Se continui così finirà che il pollice ti cadrà. Arriverà il mostro taglia pollici-che se lo porterà via…»

«Non è vero!» urlò il piccolo, stringendosi il ditone.

Lei annuì con aria solenne «Credimi. Le mamme non dicono mai bugie».

Ignorando la tazza ancora mezza piena di latte coi cereali, Konrad saltò giù dallo sgabello e corse via. La donna sospirò e, sovrappensiero, prese a rosicchiare via scaglie di smalto dal bordo dell’unghia finta.

Luise aveva passato gran parte della sua infanzia a pettinare bambole e tutta la sua adolescenza a sognare come sarebbe stato avere un figlio. Fino a quando non era arrivato Konrad. Non ritrovava niente di sé stessa nei suoi occhi vitrei o nel naso umido di muco trasparente. Né, tanto meno, nulla di Ludger. Ludger era alto, forte e moro. Anche i capelli di Luise erano castano scuro e allora da dove diavolo erano usciti gli sparuti ciuffi sulla testa di Konrad, talmente chiari da diventare trasparenti sotto il sole? Ludger diceva che anche lui, fino ai quattro o cinque anni, era stato biondo, ma lei non ci credeva…

«Mamma!»

«Che c’è?!» con uno scatto nervoso, fece il gesto di portarsi nuovamente l’unghia alla bocca, ma mancò la presa. Fu una sensazione bizzarra.

«Volevo dirti che non mi succhierò mai più il dito. Avevi ragione sul mostro taglia-pollici. Io l’ho visto».

Luise abbassò gli occhi sulla sua mano sinistra. Il pollice non c’era più, al suo posto un tondo di un bel rosso brillante. Il midollo riluceva nel cerchio dell’osso tagliato di netto.

«Le mamme non dicono bugie».