Diamine Demone il Ratto Divora

Strascico goffamente agli angoli della città.
Intorno a me visi di perla, flusso emotivo stabile, linea retta del battito della moltitudine, statue lisce di luce.
Ho due grosse vesciche alle caviglie e devo sedermi.
Mi adagio scomposta e molle sul marciapiede, come un vecchio ubriacone che non sa più tenere la sigaretta in mano.
Vedo, riflesso tenue di vetrina, gli Altri che splendono, poi mi fisso. Sono imbarazzata dalla mia faccia sghemba, dagli occhi assopiti, dalle dita incerte.
In questo eccesso di perfezione fuori da me, mi sento derisa ed insignificante.
Bramo la pietra levigata, figlia della consapevolezza e della leggerezza.
Dei tarli rosicano la mia testa legnosa e un ratto mi divora il cuore, si strafoga del mio sangue puro come miele caldo.
Eccomi denutrita.
Sono gli Altri il mio metro, il mio fardello, le mie catene ed il mio cappio. Gli Altri, contaminati dalle proporzioni, dalla sicurezza, dall’ eleganza.
Nella mia casta sincerità, non sono che parassita.
“Mi sento come il soffitto di una chiesa bombardata.”