Diseppellire le tue colpe alla luce

La sua immagine lentamente sfumava, via via diventava sempre più opaca, sempre più irriconoscibile. La figura di Tiresia veniva stemperata tra le ombre fitte che ormai lo avvolgevano completamente.

Il nero profondo era davanti ai suoi occhi: nessuna immagine colorata, più alcun movimento, né sagoma, si imprimevano nello sguardo silenzioso. Solo un flusso diretto di emozioni, conoscenze e sensazioni arrivava alla sua persona, che felice riversava ai sovrani imploranti il suo aiuto, trepidanti di conoscere le profezie già dettate dal fato.

Tiresia ormai era diventato un chiaroveggente, uno che sfruttava la propria invalidità per vedere oltre, per cercare di varcare il buio cadendo fino in fondo a una questione. Aveva fatto del suo difetto una dote, rendendo la cecità il mezzo privilegiato per arrivare alla conoscenza.

Non se ne pentì neppure il giorno in cui cercò di svelare la verità allo sventurato re di Tebe, il famoso Edipo. Quasi beatamente gli rivelò la storia che non avrebbe voluto ascoltare: era reo sia del parricidio sia della relazione incestuosa con la madre.

Tiresia amava così tanto la verità da non fermarsi di fronte a nulla e a nessuno. Pronunciava  semplicemente il verdetto che doveva dire e non si preoccupava affatto di ferire animi forse già squarciati.

Edipo, avido di sapere, si era spinto troppo in là e con gli occhi era arrivato proprio alla verità che non avrebbe mai voluto affrontare. Così, colpevole, decide di accecarsi.

Il filo conduttore di tutta la tragedia è l’imbrigliata correlazione tra “conoscere” e “vedere”.

E i Greci antichi avevano già capito che la conoscenza è come un’arma a doppio taglio. Se usata con consapevolezza porta felicità; se però è dominata dalla leggerezza, è ineluttabile fonte di dolore.

Il buio è lo stato simbolico in cui i personaggi scagionano le loro colpe. Tiresia, reso brumoso dalla cecità, si sente legittimato ad esprimersi secondo un personale panlogismo ed Edipo si priva degli occhi per cercare di estirpare i crimini di cui si è macchiato.