Editoriale

Ci abbiamo provato. Abbiamo cercato di dare vita ad una pubblicazione che parlasse di donne, che fosse slegata da discorsi sul genere, che esulasse il discorso che inconsciamente o meno prevede pregiudizi sessisti. Pregiudizi che risiedono nella nostra cultura, nel nostro contesto sociale e dai quali fatichiamo a slegarci. Il risultato è davanti ai vostri occhi. Per la prima volta sono arrivati in redazione tantissimi contenuti prodotti da donne, che raccontano di loro, delle loro idee e dell’importanza che hanno le figure che ispirano. Allo stesso tempo c’è una forte connotazione ironica nel comprendere e combattere delle visioni stereotipate che viziano il pensiero e influiscono sulle posizioni che vogliamo prendere.

Perché oggi è ancora difficile essere donne, donne di potere. Difficile influire sulle vite altrui senza praticare immenso amore o sconfinata cattiveria. Difficile non essere simboli strumentalizzati di un’idea che subisce le malattie contratte dalla nostra società sul proprio cammino, lungo una paventata evoluzione continua. Come una Madonna che si ferma davanti l’agenzia di pompe funebri nel quartiere di Ballarò. Come una madre di famiglia algerina che può (e deve) perdonare remissivamente la violenza subita all’interno del matrimonio. Come le donne di Lahar Magazine “Madonna” che arrivano lontano nel tempo. Pezzi di storia passata che ci insegna ad essere persone più coraggiose e riflessive, rischiando anche di sembrare buffi anziani in attesa del proprio tempo. Ma è il tempo che hanno trascorso che le rende forti e foriere di una saggezza data da cicatrici e pensieri profondi, taglienti, alimentati da rabbia, spirito di rivalsa e di giustizia. Ripieno di un involucro che non siamo in grado di rispettare nel pensiero, prima che nelle parole, che sono frutto di cattive intenzioni o di sconfinato amore.

Perché oggi non riusciamo a trovare una via di mezzo. Una via di mezzo che trova residenza nella mente della maggior parte delle persone. Siamo ancora combattuti tra due poli e ci vorrà ancora molta “storia” da rileggere per comprendere come assottigliare questo divario.
Iniziamo da questo foglio che abbiamo tra le mani.