Editoriale

Appare già chiaro, dopo tre uscite di questo quinto anno di Lahar Magazine in cui abbiamo cominciato a snocciolare insieme i temi dei vizi capitali, come molti fra questi abbiano talune caratteristiche comuni, prima fra tutte la relazione interpersonale. La maggior parte di queste inclinazioni della persona umana sono infatti analizzabili, più o meno evidentemente, sotto la luce del rapporto che la persona ha con i suoi simili mettendo così in risalto come quella sua indole eticamente scorretta influisca su di esso.

Ciò che risulta interessante sono però le due caratteristiche che fra tutti i vizi riescono a distinguerne uno in particolare: l’avarizia è l’unica immoralità che fa del piacere la rinuncia ad un piacere ma che soprattutto potrebbe inizialmente mascherarsi da virtù. Vanno a tal proposito scissi i concetti di avarizia, avidità e parsimonia.

Il primo è l’attaccamento ostinato e insensato al denaro ed ai beni materiali; l’avidità raffigura invece la bramosia di possedere quei beni, mentre la parsimonia più semplicemente è l’oculatezza nel dispendio del denaro, un giusto controllo che evita lo scialacquare di denaro, che d’altro canto sarebbe esso stesso immorale. Percorrendo al contrario questo percorso si può facilmente intuire come sia labile il confine fra virtuosismo e vizio.

Confine che risulta essere ancor più labile in una mentalità capitalista come quella in cui siamo immersi quotidianamente, una visione dell’esistenza basata sull’accumulo e soprattutto sulla difesa di quanto raccolto. Una sorta di viaggio lungo una vita in cui si ammassano scorte su scorte, arrivando a possederne una quantità sufficiente soltanto quando ormai si è già arrivati a destinazione.

Tornando all’analisi dei rapporti umani, è bene sottolineare come l’avarizia si interponga nelle relazioni col prossimo portando l’avaro ad essere innanzitutto sospettoso di chi potrebbe privarlo dei propri beni e contrariamente a cercare di soggiogare le personalità più indifese, con l’obiettivo di acquisirne le ricchezze. Questo duplice effetto renderà quindi complicatissimi i rapporti con qualsiasi altra persona, sia essa un conoscente o il proprio partner, perchè sfocerebbe in un controllo indiscriminato di tutto e tutti che poi raggiungerebbe la sua massima maturazione nella superbia.

Districarsi in uno scenario così particolareggiato in pochi caratteri risulta così ostico che la scelta migliore è abbozzarne alcuni tratti salienti, le righe di cui sopra, e lasciare che la lettura di quanto segue sia guidata dal vostro senso di avidità. Buona lettura!