Editoriale – Sudore d’Amore

La prima volta che decisi di dichiararmi suonai il suo campanello con in mano un gelato al limone ed addosso dei cortissimi pantaloncini in acrilico, di quelli che quando corri ti si attaccano alle gambe dandoti un forte prurito ed un grande fastidio. Era luglio, l’afa batteva come un ferro da stiro ed il suo rifiuto bruciava quanto le scottature delle noiose vacanze al mare con mamma e papà. Di quel gelato, triste spettatore, ricordo bene come si scioglieva lungo le dita della mano destra ed il cono ormai troppo morbido e flaccido.
Col senno di poi capii che l’amore è come il sudore: vien con il caldo e ti appiccica tutta. 
Ho letto di molte rime importanti alle superiori: Nietzsche e camicie, campi e scampi, assorto ed orto, ma nella mia poesia adolescenziale l’accoppiata amore-sudore è più bella di tutti i versi del nostro panorama letterario messi assieme.
Proprio questo è il sottofondo del numero 32 di Lahar: parlare d’amore non come del nobile sentimento che si studia sui manuali o sugli appunti distratti, bensì come quella cosa un po’ così, vista lì, schifata qui, cercata in camera nel vestito più bello dell’armadio o nei nascosti sottoscala della scuola. 
Non potete negarlo: avete sentito voi tutti le vampate di caldo, le mani umide; avete poi scoperto che la saliva ha un intimo tepore e poi pensato “che fatica questa prima volta”. Tenete nel cassetto quelle persone che nel profondo piaceranno per sempre: quelle dei corteggiamenti andati male, mai affrontate, quelle che non si sono più fatte sentire e addirittura gli ex, che come l’influenza tornano ad ogni cambio stagione; tutto questo in un ribollire di odio, rimpianto ma anche sorrisi che sembrano dire “tutta colpa dei vent’anni”. E se non dei venti, magari dei quindici o dei diciassette.
 Leggerete di vomito, pancia in subbuglio, tanta saliva, plurimi fallimenti ed inserirete questo Lahar nella lista de le cose che avrei dovuto evitare; poi prenderete la lista, la getterete nel cestino della carta che sta sotto il lavello della cucina e con la carica di uno stupido quindicenne sbatterete altre mille volte la faccia contro il muro dei sentimenti.
 Farete ancora il bagno nel sudore d’amore, senza mai asciugarvi la fronte.