Elisa non è punk

Elisa si alza ogni mattina alle 6.45, si fa il caffè con la moka e legge le notizie di ANSA, BBC e Le Monde. Poi fa una doccia veloce, si trucca, si profuma, si veste con la solita camicia bianca e i pantaloni neri di turno. Alle 7.50 in punto esce di casa, cammina fino alla fermata e prende il metrò a Madou.

Elisa lavora sodo, l’ha sempre fatto e non riesce a ricordare un giorno della sua vita in cui non si è spezzata la schiena per risultare brava, diligente, capace. Carlo e la Luciana non hanno mai ben capito perché sia così ligia alle regole. Carlo e la Luciana hanno fatto il ’77 e ne sanno, ne sanno tanto del mondo. Erano dei veri punk che hanno ascoltato la musica vera, che hanno urlato in piazza e che i giovani d’oggi sono una generazione smarrita. Adesso hanno un’agenzia immobiliare e sono più che felici di essere benestanti, hanno pure votato centrodestra quando si poteva ancora votare. Elisa non è d’accordo con le loro idee distorte e le loro verità tascabili, ma la Rosa, la vicina che l’ha cresciuta, le ha insegnato a non attaccare briga, perciò non ha mai detto loro che non hanno proprio capito un cazzo.

Sebbene sia ancora presto, le piace arrivare alla fermata Schuman prima della ressa; se è troppo in anticipo si ferma e prende il secondo caffè, poi cammina fino al palazzo della Commissione, supera i controlli e si avvia verso l’ufficio. Jean-Claude e Martin li vede spesso, qualche volta anche Federica. È molto orgogliosa di essere lì. I suoi dicono che non serve a nulla, ma i suoi dicono anche che alla Diaz avevano ragione i poliziotti, quindi non ritiene la loro opinione importante. Poi lo sa, il posto in cui lavora fa troppo immobilismo su molte questioni e non è mica pieno di santi, anzi: ma è comunque il male minore, le sembra.

Carlo e la Luciana l’hanno chiamata l’altro ieri per offrirle una grande opportunità anche se per iniziare ti paghiamo in voucher. Le hanno detto che avevano bisogno in agenzia, che chi si è messo via due lire vicino Novara continua ad edificare e c’è da vendere appartamenti. Lei ha ringraziato dicendo che ci penserà e l’ha fatto: ha pensato se ha qualche contatto con dei cinesi o degli arabi, così può convincerli a comprare in blocco, ma poi l’ha detto ai suoi che da veri punk hanno detto che i cinesi non sai neanche dove li mettono quando muoiono e gli arabi son tutti terroristi. Allora Elisa ha declinato la grande opportunità in voucher, ha sentito i cinesi chiedendo se avevano un posto per lei e le sembravano ben disposti.

Oggi c’è anche Mario, che dove va porta iella, e infatti la Federica ha un’espressione corrucciata. Ci sono quelli della Repubblica Ceca che fanno gli sboroni sbattendo le porte, sebbene le abbiano viste per la prima volta solo nei primi anni novanta. Martin e Jean-Claude non la degnano di uno sguardo, ma sono uomini importanti e stanno decidendo se metterla nel culo un po’ a tutti anche quest’estate, quindi è concepibile. Già con gli inglesi c’avevano le palle girate, ma chi li tocca quelli, che vanno a fare le guerre senza prima aver controllato di poter far la pace.

Ad Elisa un po’ dispiace che oggi sia arrivato, ma se le banche crollano bisogna pure far qualcosa. Le dispiace di più, però, per la Rosa, che ha solo la quinta elementare e non sa che uragano di merda spetta alla sua pensione. Per i suoi vecchi punk, invece, non le dispiace, anzi: si chiede perché cazzo deve viverci lei nel futuro che hanno devastato loro. Perché va bene essere punk e poi benestanti, ma non dovevano cambiare il corso della storia, loro del ’77? Non è che inneggiando a 10, 100, 1000 Pinelli abbiano fatto molto, a parte venire schedati. Non hanno protetto quelli che sono scesi nelle strade dopo di loro. Hanno lasciato continuare la deriva, sterzato davanti alla rivoluzione, reso irreversibile ciò che poteva ancora cambiare. Lei si fa il culo dalle elementari, riga dritto ed è diligente, perché cazzo le tocca il futuro dei suoi? Perché adesso non si prendono loro la responsabilità di quel che hanno combinato? Quindi lei perché li dovrebbe chiamare per avvisarli che da domani devono fare coda al bancomat?

Elisa la vede così. Per oggi si è anche rotta di stare in Commissione, quindi esce e va a concedersi un paio di birre, che da domani l’Europa brucia e i suoi tornano punk: per forza, stavolta.