La fattoria di Maometto

Il Corano non lascia spazio a interpretazioni riguardo a come debbano venire trattati gli animali. È infatti scritto che ogni creatura vivente non umana è stata creata da Allah perché lo glorifichi con la propria esistenza, e agli uomini è demandato un ruolo di responsabilità e custodia.
È scritto nel Corano che “Allah è Colui Che vi ha dato il bestiame, affinché alcuni animali siano cavalcature e di altri vi cibiate” (Surah v.79). Di tutte le creature che popolano il pianeta, siano queste di acqua, terra o del cielo, solo alcune sono considerate Hilal (lecite), mentre le altre sono classificate come haram (proibit), Mushbub (dubbie) o Makru (abominevoli). Tra gli impuri figurano, oltre ai noti maiali, gli animali con dentatura predatoria, gli insetti (eccezion fatta per le locuste) e le bestie con zampe tra cui cani, scimmie ed elefanti. È lecito cibarsi di pecore e mucche e sono sconsigliati i muli. Si salvano dalla lista dei volatili concessi i pipistrelli e le api. È permessa la mattanza dei tonni ma non la pepata di cozze.
La scrittura vuole che per la macellazione di ogni animale si seguano precise disposizioni atte a preservare la purezza della carne: si tratta di un metodo che prevede il taglio della gola dell’animale mediante un colpo secco di coltello.
La vittima deve avere il muso rivolto verso la Mecca e si deve trovare in uno stato di perfetta coscienza. A tal proposito numerose associazioni animaliste occidentali si sono indignate richiedendo ai governi di porre l’obbligo di stordire l’animale prima che venga ucciso.
Tuttavia occorre ricordare che nello stesso Corano si afferma in più punti l’importanza di praticare la misericordia nei confronti degli animali, senza infliggere loro inutili sofferenze. Si narra a tal proposito che Maometto tagliò la veste su cui dormiva la sua gatta Maizza per non disturbarla, tanto l’amava.
Un altro mito da sfatare riguarda i cani. Dell’impurità di Fido il Corano non fa cenno: tutto ciò che si ha cui riferirsi in merito sono i Revayat (i detti di Maometto e degli Imam), gli stessi che hanno permesso la condanna a morte di Sakineh per capirci.
È quindi evidente che spesso precetti e pratiche religiose entrino in conflitto, lasciando non poco spazio al dubbio su come davvero stiano le cose nella fattoria di Maometto. Una cosa è certa, nel frattempo i non umani continueranno a vedersela con il pregiudizio specista, vero artefice delle loro sorti.

(di Beatrice Scutari)