Figlia delle stelle

E’ l’ alba a Monte Chia, piccolo paesino di campagna, una ragazza si muove svelta ancora avvolta dall’oscurità della notte, il cielo è tetro, l’aria fredda ma non particolarmente pungente. Per la piccola Diana non è così, il suo cuore è divenuto di ghiaccio la sera prima, quando fra le fiamme dell’ultimo rogo in piazza nonna Maria ha bruciato fra le urla quello che rimaneva della propria vita. A Diana l’ ha detto lo smunto e maleodorante parroco del paese, una finta tristezza illuminava il suo cinico sguardo nel pronunciare quella parola: Strega. Diana era scappata, non per quelle parole ma per quello che sapeva avrebbero fatto a lei. Con occhi funerei di odio e lacrime era tornata a casa e aveva raccolto le poche cose che possedeva, la sua vita lì poteva dirsi conclusa, non si sarebbe fatta trovare. Aveva 13 anni ma tanto coraggio e una grande fede in Diana, dea della luna, quella madre della quale nonna Maria le aveva sempre parlato con tanta devozione. Se le fosse rimasta fedele la dea avrebbe vegliato su di lei e lei in cambio non l’ avrebbe delusa, avrebbe portato al sicuro quel segreto che solo due sere prima nonna Maria le aveva svelato e che ora si trovava lì, fra le cuciture del pesante sacco che si portava appresso.

Tredici anni prima una figlia delle stelle era stata trovata avvolta fra sterpi di erica, abbandonata a se stessa quando a malapena aveva assunto la capacità di inalare ossigeno per mantenersi in vita. Una donna di mezza età l’aveva trovata, strappandola alla strada e allevandola in casa propria come se fosse una figlia, la figlia per la quale aveva pregato, l’erede che avrebbe mantenuto in vita il segreto che i suoi antenati le avevano tramandato, donna Maria aveva considerato quella figlia un regalo della dea Diana, e per questo le aveva assegnato il suo stesso nome, le aveva insegnato tutto e quella giovane e assetata mente ricordava ogni cosa. La mattina precedente, al primo canto del gallo Diana si era svegliata pregna di sudore e lacrime, la dea le era apparsa in sogno. Ancora avvolta fra le lenzuola la ragazzina era corsa in camera della nonna, dovevano scappare ma in cuor suo sapeva che ormai era troppo tardi. Una folata di vento gelido investì la piccola, le finestre della stanza erano spalancate, il letto sfatto, la donna.. svanita nel nulla. Fra i cuscini un vecchio libro e una lettera, Diana spiegò il foglio impiegando tutte le forze che le erano rimaste, al suo interno solo una frase: “Angelo mio, scappa”.

(di Barbara Scalco)