Gli altri

Ho lavorato in Arena, a Verona, per tre anni. Negli spogliatoi c’era una scritta che ricordo bene: CUL TEMPO E SIORI FA QUEL CHE VOL LORI, che, tradotto in italiano significa “Culo, tempo e Signori signori fanno quello che vogliono loro”.
Mi sembra un buon punto di partenza per tenere a mente un aspetto molto banale delle nostre vite: dipendiamo dagli altri, ci sono cose che accadono oltre il nostro controllo. Diciamola così, tutto dipende da tutto il resto.
Dipendiamo dagli altri in continuazione. Ad esempio quando siamo per strada, in macchina. Non ci facciamo abbastanza caso, e forse è una fortuna, ma sarebbe veramente da impazzire se ci mettessimo a pensare che tutti gli altri intorno a noi hanno il loro universo di problemi e quei problemi potrebbero inavvertitamente precipitare sull’acceleratore della macchina dietro di noi, o sul freno di quella davanti. Tamponare o essere tamponati, molto spesso, dipende dagli altri.
Dipendiamo dagli altri in continuazione. Ad esempio quando andiamo per strada, a piedi. Abito da tre anni a Venezia, che è una città unica, ok. Ma è una città, parlo del centro storico, piena di calli strette. In alcune non è possibile viaggiare in più di due persone affiancate. Quando capita di incontrare una coppia di turisti, questi occupano tutta la larghezza della calle, incuranti del fatto che io stia andando a lavoro, o stia, che ne so, volando verso casa perché devo andare in bagno. Anticipo o ritardo, molto spesso, dipendono dal tempo degli altri.
Dipendiamo dagli altri in continuazione. Ad esempio quando sogniamo. Questo perché possiamo sognare solo le persone che abbiamo già visto, anche solo in un film o in una foto, ma comunque già visto. Se ci sembra di aver sognato uno sconosciuto, è perché la nostra memoria rielabora per conto suo delle immagini che sono state rielaborate prima dai nostri nervi ottici e poi dal nostro cervello. Mi dispiace rovinare le speranze a qualcuno, ma purtroppo il compagno della vita che abbiamo sognato nei nostri sogni più felici, non ci è apparso in un sogno premonitore, è qualcuno che già conosciamo e che forse abbiamo rimbalzato.

In fondo, però, tutto questo non è corretto. Perché il tempo che conta è quello che riusciamo a rallegrare agli altri, ; contano le causalità che mettiamo in moto e il tempo che passiamo negli occhi di chi ci piace. Forse, suppongo, conta anche il tempo che impieghiamo per lasciare delle scritte. Magari in uno spogliatoio, chi lo sa?