Gocce di vita eterna

Gli occhi si gonfiano, qualcosa arriva dirompente. Parte dalla gola, la riempie e giunge agli occhi. Molesto, ingestibile, involontario. Quel qualcosa non è uno ne il contrario di uno, è il tutto che bagna, è il bagnato che riflette, è fatto di tante piccole gocce che ingestibili attaccano lo sguardo. Le lacrime che fanno luce, sto parlando di loro. Non lacrime sofferenti, nascoste, sole. Lacrime vive. Quelle che invadenti arrivano quando un sorriso da solo non potrebbe bastare perché il cuore fa male, corre veloce, tachicardico, ipertrofico. Non è ansia ne paura, è vita!
Le ho sentite arrivare in ospedale troppe volte, accompagnare nel dolore vuol dire morire un po’ ogni giorno, vuol dire soffrire un po’ ogni giorno, ma oramai ho imparato a riconoscere quel tumultuoso esercito che corre dentro l’anima quando invece non c’è morte ma rinascita. Quando un organo inatteso arriva, quando un miracolo inatteso smette di far credere che la morte ha scelto di arrivare, quando l’ansia di un intervento andato bene scema in un sorriso pieno di lacrime di gioia, quando vedi un bacio dato alla moglie che è lì ogni giorno e lo starà fino all’ultimo giorno, quando un sorriso accompagna la serenità di uno sguardo a quella Madonna che accompagna il dolore, sostiene e rasserena persino la morte. Ecco dov’è la vita: la vita è laddove l’amore va oltre vita e morte, sta nel mezzo. Quel mezzo che è il nostro cuore, quel mezzo fatto da un amore così grande che attraversa le barriere dell’anima e raggiunge me, infermiera estranea, fino all’incontro di sguardi che ci rende fratelli, per sempre.
Non credo ai tempi della primavera, credo alle perle che nascono da una battaglia, credo ai bambini che nascono da ore di travaglio, credo che niente illumini di più di quei dolori!
Il dolore, la morte, la sofferenza. Ecco il preambolo della luce, è la vita ad insegnarcelo; dopotutto il più grande dei dolori è proprio l’amore, e l’amore è vita, vita eterna!

(di Stefania Zanon)