Historia de la casa

Ho trovato un libro. Sulla costa c’è scritto Historia de la casa.

L’ho sfogliato tra gli scaffali, reggendolo in un braccio, poi ho cercato il suo codice nel catalogo. Non è stato registrato. Ho messo il libro nella borsa, l’ho portato a casa.

L’Historia parla di una donna — Benedetta, la Padrona, la Dominante —, registra notizie sulla sua vita. Mi accorgo che il libro copre un arco di 1100 anni. Millecento anni, e la protagonista è sempre lei. Per pagine, Benedetta in abiti sfarzosi, in armatura, austera in una chiesa, sardonica nel contare monete e pietre lucenti.

Ci sono brevi testi, abbozzi di mosaici, schizzi, tabelle, calcoli, stralci di poesie.

C’è la storia di una ricerca.

Trovate Gregorio e portatelo vivo. Benedetta viaggia. In un angolo, oltre i sassi e l’erba, c’è sempre un uomo con la barba fulva e una corazza dorata. Scena dopo scena, Benedetta insegue quest’uomo.

1204. Una città turrita. Una cupola azzurra, la didascalia dice Santa Sofia. Benedetta con la spada insanguinata, Gregorio in un angolo del cielo, protetto da una schiera di generali e patriarchi.

1453. Fiori di muffa, strisce di fuliggine. La città turrita è in fiamme, ci sono piccoli cadaveri. Passo le dita sulla pergamena, sento le lacrime di Benedetta. Leggo la sua grafia puntuta — una volta era lontano, ora è irraggiungibile, siede tra i Troni e le Dominazioni, indossa i calzari di porpora e la corona.

1571. Il disegno straripa dal foglio — nubi di zafferano, galee spinte sul mare, soldati, esplosioni. Benedetta sul ponte della nave ammiraglia, braccia conserte, un mantello rosso, i capelli sciolti sull’armatura, bronzo e argento, il volto di un dio pagano, di un giudice implacabile.

Corro alla fine del libro.

1797. È tornato dopo trecento anni. L’ho visto nello specchio, mentre mi truccavo. Vuoto. Un’altra grafia, titubante.

La padrona è folle di rabbia, ha distrutto la casa. Ora è sola e piange. Fa spegnere le candele. Arrivano i francesi, dice al buio.

L’ultima pagina è illeggibile, la pergamena è stata squarciata a unghiate. Chiudo il libro.

Storia della casa, della padrona. Storia della città.

Mi addentro in questa necropoli senza anima — Venezia dopo Bisanzio e Ctesifonte. Mi attira il ricciolo di legno di un abbaino, un vetro impolverato, una lampada spenta.

Schiudi i tuoi segreti. Voglio scoprire dove dormi, raggiunta solo dagli stridi dei gabbiani. Su quali lini incroci le mani, su quale guanciale crescono i tuoi capelli di bronzo?