I 120 Terabyte di Sodoma

” […] E come potreste essere felice, visto che potete soddisfarvi in ogni momento? La felicità non consiste nel godimento, bensì nel desiderio, anzi nell’infrangere i freni opposti al desiderio. E ciò è reperibile qui? Dove basta chiedere per avere? Io giuro che da quando sono qui, il mio sperma non è colato una sola volta per gli oggetti qui presenti; l’ho sparso solo per quelli che non ci sono.”.

Queste sono le parole e la filosofia di vita, di uno dei personaggi centrali, il finanziere Durcet, dello storico romanzo Le 120 giornate di Sodoma del marchese de Sade. A cogliere la forza di questa affermazione e il pericolo che deriva da una costante soddisfazione del desiderio, è stato anche Pier Paolo Pasolini, che non a caso dal romanzo del marchese ha tratto uno dei film più scandalosi della storia del cinema, Salò o le 120 giornate di Sodoma. Da una lettura più approfondita del suo lavoro, come da quello del marchese, infatti emerge che il “potere” in grado di soddisfare senza sforzi due dei principali bisogni/desideri fisiologici dell’uomo, nutrirsi e accoppiarsi, induce quest’ultimo all’incessante ricerca del superamento del desiderio precedente, anestetizzando ogni sua singola capacità empatica.
Ora più che mai, l’uomo postmoderno viene bombardato continuamente da immagini pornografiche studiate appositamente per scatenare inconsciamente i suoi sensi e il web sta eliminato definitivamente ogni ostacolo alla “colata di sperma”. Come se non bastasse al disordinante stato d’eccitazione sessuale perennemente diffuso nella nostra società, va aggiunta l’ossessiva presenza di cibo spazzatura che, oltre ad avere solamente un sapore migliore, ha dei costi nettamente inferiori rispetto al cibo sano, con conseguenze a livello fisiologico molto più profonde di quanto ci potessimo aspettare. A livello psicologico invece la continua e immediata soddisfazione dei sensi sta alimentando un sempre e maggiore senso di assuefazione al desiderio, il quale sta provocando quello stato d’insoddisfazione esistenziale che ha iniziato ad opprimere intere generazioni, già a partire dagli anni ’50 e che lo stesso Pasolini aveva solamente iniziato ad illustrare con la sua opera.
Attratti come gli insetti dalla sostanza zuccherina nelle fauci delle piante carnivore o come la mantide religiosa maschio dagli ormoni della femmina, soddisfiamo sfrenatamente i nostri bisogni, col rischio di trovarci sempre più pericolosamente con la testa mozzata dal nostro stesso desiderio.