I geni e la carota

Questa è la breve storia di una persona. Non di quelle particolarmente interessanti o misteriose, come le ragazze che non riescono a prendere sonno la notte, o i ragazzi col giubbotto di pelle e una sigaretta all’angolo della
bocca. Questa è la breve storia di una persona qualunque, tu, io, chiunque leggendo questa storia si sentisse come davanti allo specchio, come se si vedesse dentro. Una persona che si lascia annegare dal passare del tempo e dalle mille domande che le bombardano dentro la testa.
Questa è la breve storia di una persona che, fissando il rimbombante e profondo vuoto della sua stanza si chiede come, per quale legge, combinazione di geni e altre complicate coincidenze scientifiche, troppo complicate per stare in questa storia, lei sia nata. Questa è la breve storia di una persona e dei suoi tentativi di aggrapparsi a stupidi aforismi di gente morta e canzoni strappalacrime per uscire dal suo stato vegetale: come una carota se ne resta seduta ad aspettare. Aspetta. E i giorni le scivolano addosso mentre lei aspetta di essere imbevuta di stimoli che cerca in ogni sguardo, film, giornale.
Aspetta di tirare fuori le unghie per aggrapparsi alla sua vita. Questa è la breve storia di una persona, risultato di generazioni in lotta, guerre, eliminazioni irrazionali e calcoli a cui credere per sentirsi vincitore della lotta per la sopravvivenza. Questa è la breve storia di una persona.

(di Francesca Pan)