Il bar più grande del mondo

l matto ce la mette tutta per affinare il suo stile, per guadagnarsi la pagnotta della distinzione, conquistare una coerenza interna nel proprio personaggio: in definitiva, per non passare per lo scemo del villaggio.
Ora Berberio vi sembrerà sonnecchiare sull’argine del fosso, noncurante di amo e lenza. Ma chiedete pure ai pesci che l’osservano da sotto il pelo dell’acqua. Lo vedono portargli via ora un fedele compagno, ora un avversario dalla lingua lunga, e cominciano a farsi domande: “perché proprio lui e non mia suocera Tarvisia? Perché se ne vanno i curiosi, quelli che ne sapevano qualcosa?”. Nelle acque profonde si chiacchiera a tutto spago: “che nasconde sotto quel cappello a tesa larga? Ha un fare come minimo sospetto!”.
I più arguti scatenano la loro fantasia, finché, inerpicandosi in teorie paranoiche, lo immagineranno agente in incognito per conto del cielo e della terra: “col suo filo da pesca collega il popolo delle stelle a quello dello stagno” afferma Tarca la triglia, sensitiva del regno acquatico “è così che ci ascoltano e ci spiano dalla loro comoda calotta celeste”.
Questa è la storia del giorno in cui Berberio di Grottalunga decise di diventare pescatore. In ritardo e all’inseguimento, era lanciato sulla sua amata Graziella, quando lei ad un tratto si bloccò. Non per non averla mai portata al cinema, ma per aver tanto rinviato la manutenzione della catena. Smontò e corse come un folle per tuffarsi nel negozio tra le porte che si chiudevano. Tutto inutile, le foto non erano ancora sviluppate. Colle mani alle ginocchia, spompato e senza bottino, si rinfilò elegantemente i polmoni della tasca del panciotto e ricompose ansante la sua dignità col pettinino per sopracciglia.
Passava quasi ogni giorno in bici per quella stradina dalle case colorate, e lui era sempre stato seduto lì. Un elemento ben integrato nel paesaggio. Fosse stato un abitante del bosco gli sarebbero cresciuti licheni e funghi sulla schiena. Invece campeggiava tra il chiosco dei giornali di notte e il discount Penny di giorno. Se già avete partecipato a una caccia alla volpe e siete stati disarcionati capirete: al Berberio appiedato fu chiaro il suo destino, ora che la battuta era giunta al termine. Lasciava la veste di cacciatore, e trovandosi pescatore di storie scoprì che il barbone aspirante pirata si chiama Manfred.
Manfred a quest’ora è un corsaro professionista, ma nel momento in cui si svolge la storia è solo un raccoglitore di nichelini. Per una moneta si passò la lingua sulle labbra screpolate ed iniziò a narrare:
“Nel bar più grande del mondo c’è una turbina lunga come una nave da crociera, che può schiumare tutto il latte delle vacche delle latterie vicentine nel tempo di un solo schiocco di dita. Vengono serviti bicchieri di latte macchiato alti come ciminiere, come cannucce sono usati condotti di estrazione petroliferi, ovviamente puliti. Nel bar più grande del mondo il calcetto balilla ha le dimensioni di un vero campo da calcio, e per manovrare le manopole ci vogliono otto gru. La pietra necessaria all’enorme bancone da bar viene da due atolli del pacifico più un angolino della Sardegna poco frequentato dai turisti, sbriciolati a dinamite per l’occasione. La piramide di Cheope, in fatto di inutilità e feroce dimostrazione di potere impallidisce al confronto. Finora nessuno ci è mai stato, né sa dove sia, né ne ha mai sentito parlare. Per questo ed altri motivi, i camerieri del bar più grande del mondo ricevono mance magrissime”.
Incredulo, Berberio prese la canna da pesca e si decise a far luce sulla faccenda. Dopo una breve inchiesta tra i pesci, ne venne fuori che nello slancio appaltizio si approvarono uno dopo l’altro: il tratto autostradale Pedemontana Veneta, lo svincolo a Sarcedo, il relativo super campo da golf e il bar di dimensioni proporzionate al campo da gioco. Per oggettiva mancanza di terreno sbancabile si propose di spostare il bar sul cratere lunare KFZ146 e servirlo di bus navetta. Ma ecco un cavillo sulla massima cubatura edificabile e venne sequestrato il cantiere. Ora le parti in causa la tirano lunga e forse, a causa dei soliti campanilismi e trattarelli sottobanco, né Sarcedo né la luna ospiteranno mai il bar più grande del mondo.

(di Giovanni Di Lauro)