Il bosco

Alberi. Sotto, alberi più piccoli, esili e affamati di luce, anime lunghe. Sotto, piante e erbe e, sotto ancora, muschio ostinato. Vapori e luce che giocano e cambiano mentre tutto cresce e muore. Terra, più sotto ancora, pietra. Viaggiano, lenti, a un tempo loro. Ognuno ha il suo, di tempo, e vaffanculo.
Cose erano successe lì, e gente e animali, e altre ne sarebbero successe.
Succedevano sempre. E il bosco cresceva. Tutto qui.
Con gli occhi pieni cercava di trovarsi lì in mezzo. Ubriaco. Ne uscivano pezzi di persone e di cose, pezzi di storia di storie. Suoi ma non suoi, cioè già suoi, non ancora suoi, ecco. Ah, regalare è l’unico modo per avere davvero qualcosa!
C’era chi pensava ad alta voce per svuotarsi. Era un modo, un buon modo, ma poi non si ascoltava e allora era inutile. Taceva allora, fra sé e il bosco solo presenza. Esserci, cazzo. Era lì in mezzo, doveva solo trovarsi. E trovare un modo per tenersi, più che altro. Era difficile. Doveva solo imparare, sarebbe successo. Intanto camminava cercandosi perso nel bosco. Tutto qui.

(di Carlo Zambotti)