Il primo istante

Li sento parlare, la decisione è presa, è il arrivato il momento.
Mancano ancora diverse settimane alla fine delle 40 settimane di addestramento, conosco i rudimenti di ogni tecnica e ho praticamente tutto l’equipaggiamento necessario per andare avanti ogni giorno.
Certo, qualche giorno in più mi avrebbe fatto comodo per sentirmi più tranquillo sul da farsi.
Non sono sicuro di essere pronto, ma non credo potrò evitarlo.
L’equilibrio la fuori è irrimediabilmente compromesso e i comandanti hanno deciso che proseguire sarebbe sicuramente peggio.
Un’ultima notte di quiete, di silenzio e riposo, poi potremo affidarci solo alle nostre riserve speciali di cuore e coraggio, sperando nella fortuna o in qualche divinità di cui non conosco il nome.
Provo a chiudere gli occhi, ma non posso fare a meno di ascoltare le loro parole.
Progettano dettagli senza curarsi troppo delle fondamenta, sono sicuri che mi guideranno nel migliore dei modi sul campo, esorcizzano la paura che tutto vada storto pensando al momento in arrivo come se fosse già passato. Hanno paura, semplicemente.
E anche io ne ho.
Non mi aspettavo tutto così presto, pensavo che sarebbe arrivato con largo preavviso come mi era stato promesso. Forse è meglio così, forse di notti insonni come queste ne avrei vissute di più se avessi avuto modo di pensare aspettando la fine del periodo in questo campo che, obiettivamente, ogni giorno mi va sempre più stretto.
Come mi accorgerò che è l’inizio? Quanto durerà? Che ne sarà di me? Le domande rincorrono le incertezze, i dubbi assalgono le paure. È un vortice, una miscela di sensazioni ed emozioni che spingono sempre più forte le mie palpebre pesanti, sempre più chiuse.

Trema tutto il mio alloggio, vengo sbalzato da una parte all’altra della stanza, perdo l’orientamento.

Ci siamo. Almeno credo.

Le voci che prima sentivo in lontananza, si fanno sempre più vicine, sempre più concitate nel loro impartire ordini e attendere conferme. Mi aggrappo con tutte le mie forze a qualsiasi appiglio, ma è tutto scivoloso, viscido. Non avevo mai fatto caso a come qui dentro non ci sia qualcosa a cui tenersi forte in caso di bisogno. Uno spigolo, un appoggio, nulla.
Chiudo gli occhi, trattengo il fiato e preparo le mie orecchie ad un tremendo boato. Ora ho paura. Paura sul serio.

Enorme luce. Silenzio assoluto.

Un gas infuocato si insinua nelle mie narici e violenta con forza i miei polmoni.
Grido. Per il bruciore e il terrore, grido con tutta la forza che ho dentro e mi preparo allo scontro con la determinazione che non sono sicuro di avere.
Non posso vederle le due mani che mi afferrano e mi bloccano, ma posso sentirne la presa sicura che accompagna inaspettate grida di gioia.
Respiro e ora lo sanno. Respiro ed era la prima azione che mi chiedevano nel primo istante di guerra, il primo istante di vita.

di Alex Alessandrini