J’accuse

C’è una cosa che la gente dimentica spesso riguardo alla violenza: che serve. Che non è sbagliata in quanto tale. Che se gli alleati non fossero stati estremamente violenti contro la Germania nazista ora staremmo tutti a marciare facendo il saluto romano. Che se il padre di Marty McFly non avesse tirato quel pugno a Biff, “Ritorno al Futuro” sarebbe di una noia imbarazzante. Il fatto è che non si riesce a scollarsi di dosso il modo di giudicare le cose con delle categorie morali. Giusto e sbagliato semplicemente non significano nulla, sono figli di dogmi aprioristici. Proviamo a guardare il tutto in termini di utile e dannoso e sottomettiamo a queste categorie quelle di giusto e sbagliato. La violenza sulle donne appare sbagliata, perché inutile. Reagire a un sopruso diventa giusto, perché può cambiare le cose. Ma non siete convinti, lo so, la violenza è da condannare in tutte le sue forme. Permettetemi qualche domanda. Siete sicuri di non essere violenti per scelta o può essere che la paura della reazione altrui influisca? Oppure non fate del male al prossimo perché, semplicemente, non vi è mai capitata l’occasione. Come si fa a credere alla propria etica se non viene messa alla prova? Citando un modo di dire a me caro: facile fare i pacifisti quando nessuno ti sta picchiando.

Parliamo di rivoluzioni. I giovani egiziani, tunisini, libici e siriani, che tanto supportiamo non sono forse dei violenti? Non uccidono forse i militari dell’esercito regolare, i legittimi tutori dell’ordine dello stato? Signori miei, mi spiace, ma quella è violenza. Un atto violento non si giudica in quanto tale ma dalle sue motivazioni. E anche in questo non esistono assoluti, sia chiaro. Io, ad esempio trovo profondamente imbecille attaccare un poliziotto in uno stadio e assolutamente eroico farne fuori uno durante una guerra di liberazione nazionale. E anche qui, una “guerra di liberazione nazionale” perché io la chiamo così. Il poliziotto la chiamerà tumulti, azioni sovversive, disordini. Relativismo assoluto? No, ognuno di noi ha un cervello, delle esperienze e delle possibilità di apprendimento, è quello il nostro privatissimo punto fermo. Mettendole insieme e sforzandosi un pochino, si può fare una scelta.

Dato di fatto: noi viviamo all’interno di una società civile, uno stato legittimamente costituito, con sovranità sul proprio territorio e il diritto a detenere i famosi tre poteri di Montesquieiana memoria (ripasso di filosofia: i poteri sono legislativo, esecutivo e giudiziario). Ecco, di preciso cosa immaginate che sia il potere esecutivo? Beh, letteralmente è il monopolio della violenza. Chi ha fondato la politica moderna non ha minimamente pensato che la violenza, in una società pacifica, potesse scomparire, anzi, conscio della sua assoluta necessità (per catturare un assassino ad esempio) l’ha resa un monopolio. La può usare solo lo stato: all’interno dei suoi confini con la polizia, e all’esterno con l’esercito. Perciò quando alziamo la voce, mettiamo il passamontagna e andiamo a spaccare tutto in centro, ricordiamo che se ci pestano un motivo c’è. Con questo non voglio dire di non andarci, ma di andarci consapevoli. Quelli che avete davanti con gli scudoni di plastica son lì proprio per pestarvi e per fortuna che ci sono, altrimenti non solo la società collasserebbe, ma la vostra protesta sarebbe inutile. In guerra, dopo tutto, quando spari addosso ad un nemico quello di solito risponde. E come in guerra, c’è sempre un nemico da sconfiggere, fa parte del gioco. Il mio sono i buonisti, se non si era capito.

di Tobia Munari