Jeanne D’Arc

Che cos’è il potere io non ve lo so spiegare,
Non so quale sia il prezzo da pagare
Quando lo si conquista;
So solo che poche persone hanno il privilegio di vederlo.

22 Febbraio 1429 D.C.

Era appena sorto il sole, un sole raggiante, un sole che spezzava la più fitta nebbia; come al solito ci radunavamo attorno al suo stendardo bianco intonando una preghiera; ciò che noi soldati provavamo era qualcosa di onirico, come se fossimo destinati a grandi gesta, come se il tempo non contasse più nulla perché stavamo per abbracciare l’eternità.

Inginocchiato, alzai lo sguardo da terra, vidi i suoi schinieri luccicanti, i suoi drappi di tessuto rosso che uscivano dal suo busto, le preghiere sempre più insistenti mi inebriavano di speranza, le sue mani guerriere tenevano salde la spada nella fondina e lo stendardo bianco raffigurante Dio, protettore di Francia, che fluttuava nell’aria. Ero sicuro che la Francia sarebbe stata protetta, fino a che Lei ci avesse guidato, fino a che morte non prenda avesse preso la Terra.

Molte sensazioni che provai durante quegli anni sono indescrivibili.
Forse non dovrei scriverlo, ma, ero innamorato di lei, dei suoi capelli d’uomo e del suo sguardo benedetto.
È difficile pensare di non poterla più rivedere, fatico a scrivere persino il suo nome:

Giovanna D’Arco, la pulzella.

Vergine come maria, umile come Gesù.

(pezzo mancante del diario)

5 Maggio 1429 D.C.

Dopo la conquista eravamo stati attaccati alla Bastia di Saint-Loup, i miei compagni feriti indietreggiavano fino le porte, il sangue di Francia colava lungo i fossati e le frecce piovevano infuocate come lingue d’inferno contro i nostri scudi, le nostre difese, i nostri cuori.

Tutto era perduto, ma un bagliore di speranza galoppò fino a noi; quello stendardo sempre in prima linea ci stava dando nuovo vigore, nuova speranza.

Presi di nuovo la mia spada e ordinai la carica ai pochi superstiti rimasti lungo il cancello, spezzai la freccia che era conficcata nella fessura tra il mio avambraccio e la mano sinistra e mi gettai come un leone ferito: ” PER DIO E PER LA FRANCIA” urlammo con l’ultimo fiato di speranza.

Cozzai contro un fante armato di picca, lo feci indietreggiare colpendolo con lo scudo posto alla mia sinistra, ogni colpo che paravo era un passo verso l’inferno, il dolore al mio braccio era sempre più acuto, ma ero intenzionato a combattere fino alla morte. Caricai il mio fendente e feci cadere il picchiere giù nel fossato, diedi un altro colpo di scudo al nemico posto dietro e avanzai colpendolo con la spada.

Caricare alla cieca è un grave errore, ma caricare con Fede è l’arma vincente.

Arrivarono altri rinforzi e Giovanna ordinò di aprire i cancelli, io continuai a trattenere i nemici questa volta tendendo lo scudo con tutte e due le mani, venni ferito alla gamba sinistra e ciò mi indebolì il fianco, cercai di riprende la posizione ma ero accerchiato e feci la scelta migliore, mi buttai nel fossato sperando di non annegare per colpa dell’armatura. Era un bel salto e caddi di schiena prendendo una bella botta, l’acqua mi tratteneva e mi tirava sul fondo; mi aggrappai ad un palo marcio che si spezzò al sotto il mio peso, nel frattempo un soldato inglese cercò di infilzarmi con la picca e io schivai i primi due colpi, al terzo colpo afferrai per il manico l’arma; il mio nemico era solo un ragazzino impaurito che non sapeva cosa fare, non mollò la presa della picca e quindi riuscii a tirarmi verso la riva, strattonandolo e gettandolo poi nel fossato.

Il ragazzo non sapeva nuotare.

Gli inglesi in quel momento iniziarono ad indietreggiare e a comporre formazioni difensive, Giovanna ruppe la propria spada e iniziò ad usare la sua ascia di modeste dimensioni, ma letale come il veleno. I suoi colpi perfetti sembravano guidati dallo Spirito Santo, i soldati tremavano e rompevano le formazioni, l’attacco a sorpresa si stava riversando contro di loro.

Questa fu la mia ultima immagine di Giovanna D’arco, una guerriera della luce che combatteva per il suo Regno ed il suo vero popolo.
Svenni per 7 giorni e 7 notti, ed al mio risveglio Giovanna era partita.
Svanita come arrivò, su di un cavallo bianco con la Luce Divina al suo fianco.

(parte del diario mancante)

Gli inquisitori non sanno nulla su di lei, loro non c’erano quando un castello intero seguiva le sue passeggiate come un pellegrinaggio, quando i soldati prendevano ordini solo da lei e quando accettarono di non saccheggiare, scopare puttane e darsi ai vizi terreni.

Loro non c’erano quando la luce brillava nei suoi occhi al canto del Padre Nostro.

Loro non c’erano quando Dio ha donato il potere all’unica donna in grado di trattenerlo.