La ballata degli attinoidi

Preso atto dell’irreversibilità del cammino verso l’estinzione intrapreso dalla specie cui appartengo, ritengo ci sia una sola attività cui valga la pena dedicare il tempo che ci separa dalla fine. Imparare a ballare. Iniziare a ballare. Non smettere mai di ballare, qualunque cosa accada intorno.
Sotto il fallout nucleare balleremo risplendendo di gloriosa contaminazione radioattiva celebrando il nostro DNA alterato e il nostro sistema linfatico compromesso.
Arriverà qualcuno e ci accuserà di non essere “concreti”. Arriverà. È ineludibile.
Dimenticavo quel tale che ci accuserà di non essere “pragmatici”.
Calvi, le tiroidi impazzite, decorati da dermatiti damascate, fieri delle nostre leucopenie croniche, agonizzeremo sognando di ballare. Privi di conoscenza sogneremo di ballare. In sogno arriverà qualcuno e ci accuserà di avere tradito la mission aziendale.
Quando la temperatura nel reattore non sarà più sotto controllo e salirà rapidamente a oltre 2.000 °C (dai 300 circa di normale operatività) assisteremo ballando alla fusione del nocciolo. Grazie alla temperatura elevata le nostre uova strapazzate cuoceranno alla perfezione. Arriverà qualcuno e ci accuserà di non avere garantito condizioni igienico-sanitarie irreprensibili alla somministrazione di cibi e bevande come imposto dalla normativa vigente.
Balleremo a Los Alamos. Balleremo a Chalk River. Balleremo a Windscale. Balleremo a Majak. Balleremo a Three Mile Island. Balleremo a Černobyl. Balleremo a Goiânia. Balleremo a Tokaimura. Balleremo a Fleurus. Balleremo a Fukushima. Balleremo sugli spaziosi sarcofagi di cemento che avvolgeranno i reattori scoperchiati per dosare con gradualità il rilascio di radionuclidi. Arriverà qualcuno e ci accuserà di non avere richiesto il permesso SIAE.
Riesumeremo Maria Skłodowska (più nota come Marie Curie) e Pierre Curie. Li sottoporremo a trattamento tassidermico. Li vestiremo come ballerini di salsa eventualmente merengue. Li faremo ballare insieme di nuovo. Come quando si conobbero, come quando si innamorarono, come quando si baciarono la prima volta, come quando intuirono – durante un amplesso indimenticabile presso un ripostiglio dell’Accademia delle Scienze di Parigi – la radioattività del Polonio. Arriverà qualcuno e accuserà i coniugi Curie di coordinazione motoria approssimativa.
Rinnegheremo ballando il paradigma Nimby (not in my backyard) per affermare ballando la nostra weltanschauung Pimby (please in my backyard) affinché nessun ostacolo si frapponga più alla diffusione degli scarti della fissione sulla superficie inutilmente ospitale del pianeta. Daremo ai nostri figli mutanti i nomi degli Attinoidi. Li chiameremo Attinio, Torio, Protoattinio, Uranio, Nettunio, Plutonio, Americio, Curio, Berkelio, Californio, Einsteinio, Fermio, Mendelevio, Nobelio e Laurenzio. Insegneremo loro a ballare, indipendentemente dal numero di gambe di cui disporrà ciascuno. Insegneremo loro a tenersi per mano ballando, indipendentemente dal numero di braccia, dita (almeno sei) e falangi di cui disporrà ciascuno. Balleremo insieme ai nostri figli mutanti sino alla fine. Canteremo la Ballata degli Attinoidi e la balleremo sino alla fine. Saremo felici insieme ballando e cantando sino alla fine.

Giunta la fine arriverà qualcuno e ci accuserà di non essere “concreti”. Arriverà. È ineludibile.

(di Ludovico Polidattilo)