La Stalla

Il Ragno era enorme, veramente troppo grande, di giorno per caso, quando aiutavo il Nonno con il fieno, ci passavo sotto, guardavo la parete dove la bestia di solito si accovacciava ma non c’era più, di sera invece era terrificante. Secondo me entrava dalla porta sul retro della stalla, il suo corpo nero ed enorme, le sue zampe pelose e lunghe come delle braccia di un bambino. Io lo so come faceva ad entrare, la porta sul retro era vecchia ormai, cadeva a pezzi e sul lato basso sinistro aveva un foro dove ci passava tranquillamente un topolino. Quel ragno enorme dal corpo molle riusciva con calma a far passar una bolla di grasso viscido di la delle assi e poi forse, ispirando ed espirando dai suoi putridi polmoni, con calma riusciva entrare tutto nella stalla. Erano rimaste poche mucche e i neon che prima illuminavano tutta la struttura si erano rotti così il Nonno aveva tenuto solo i due necessari ad illuminare quelle povere quattro vacche al centro, tutto intorno buio. Bastasse questo uno dei due neon funzionava male, e così la luce andava e veniva ed ad ogni sbalzo di luce e buio quel Ragno cresceva, mi si avvicinava, sentivo i suoi peli sfiorarmi la pelle. Spaventato mi avvicinavo al nonno, passavo piano dietro le vacche, perché sapevo che se loro mi avessero visto all’ultimo si sarebbero spaventate e “d’istinto”, come diceva il Nonno, avrebbero scalciato, magari fracassandomi la testa. Accanto al Nonno poi, lo aiutavo con la mungitrice, il Ragno nel mentre si ritirava nel suo angolo e nascosto mi osservava, sentivo il suo sguardo. Una sera di fine ottobre, quando la notte arriva ancora prima di cena, un temporale fuori stagione ci sorprese. La casa distava cento metri dalla stalla. Il Nonno si ricordò allora del vecchio ombrello appoggiato proprio sotto l’angolo del Ragno e se ne sparì così nel buio per prenderlo, lasciandomi solo, poi di colpo un fulmine e un tuono immediato tolsero la luce.

Il Ragno divenne enorme, il nonno sicuramente mangiato vivo stava tentando di svincolarsi nello stomaco della bestia, e così Perla, Bianca, Alpina e Stella, le povere mucche. Rimasi solo, completamente circondato dal mostro, il suo corpo gigante a malapena riusciva a starci dentro la stalla, un fulmine ne illumino le fauci bagnate e aperte di fronte a me. Tremavo, muto, impietrito. Poi di colpo una mano afferrò la mia, sentii i calli secchi, era il Nonno, tornò la luce e il Ragno sparì.