Lahar Compilation #6 – parte seconda

Dai poveri migranti in cerca di un assaggio del nostro sbandierato sviluppo ai laureati che da questo sviluppo cercano una via di fuga, fino a quelli che nell’altrove trovano un approdo sicuro dalle mareggiate della propria coscienza. Tre modalità, tre mondi e tre ambizioni. Raccontate con tre canzoni ciascuna e dei racconti brevi, talvolta solo accennati, sospesi tra parole e musica.

Nomadi-2: I delusi

Ministri – Berlino 3
(Tempi Bui, 2006)

C’è anche un altro, strano tipo di nomadi. Sono i figli di quei self-made men che hanno realizzato il sogno italiano, partendo da zero si sono rimboccati le maniche, hanno fatto la gavetta, hanno rischiato e sono arrivati. Come mio padre. Armato di un diploma di scuola media e del suo dialetto veneto è entrato come garzone in una conceria. Ha respirato i veleni, ha impilato gli stracci, ha fatto il bocia e si è messo da parte i soldini, ritrovandosi a 30 anni in grado di sposarsi, aprire un mutuo per la casa, fare un figlio, farne un altro e poi un altro ancora riuscendo perfino ad andare in vacanza al mare ogni anno. Ed è anche riuscito a farli studiare, i suoi figli, festeggiando quando il primogenito divenne “dottore”.

Immaginate la sua reazione quando gli dicono che in Italia non c’è lavoro. Che la laurea breve di oggi è la licenza media di ieri. Che oggi a 30 anni sei appena all’inizio. Che abbiamo vissuto per decenni sopra i nostri standard, che la pacchia è finita e il figlio, con la sua laurea, può anche farci un bell’aeroplanino di carta.

«Scappa» mi dice. «A Berlino, a Bangkok, a Taiwan, a Santiago, dove cazzo vuoi, ma scappa».

Modena City Ramblers – Clan Banlieue
(La Grande Famiglia, 1996)

Per il ragazzo, amante delle mappe e delle stampe,
l’universo è pari al suo smisurato appetito.
Com’è grande il mondo al lume delle lampade!
Com’è piccolo il mondo agli occhi del ricordo!

Un mattino partiamo, il cervello in fiamme,
il cuore gonfio di rancori e desideri amari,
e andiamo, al ritmo delle onde, cullando
il nostro infinito sull’infinito dei mari:

c’è chi è lieto di fuggire una patria infame;
altri, l’orrore dei propri natali, e alcuni,
astrologhi annegati negli occhi d’una donna,
la Circe tirannica dai subdoli profumi.

Per non esser mutati in bestie, s’inebriano
di spazio e luce e di cieli ardenti come braci;
il gelo che li morde, i soli che li abbronzano,
cancellano lentamente la traccia dei baci.

Ma i veri viaggiatori partono per partire;
cuori leggeri, s’allontanano come palloni,
al loro destino mai cercano di sfuggire,
e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!

I loro desideri hanno la forma delle nuvole,
e, come un coscritto sogna il cannone,
sognano voluttà vaste, ignote, mutevoli
di cui lo spirito umano non conosce il nome!

(Charles Baudelaire, Il viaggio)

Negrita – Rotolando verso sud
(L’uomo sogna di volare, 2005) 

Se c’è un continente che merita di essere vissuto in maniera nomade è quello americano. Le distanze sono siderali è vero, lo spostamento medio vi impiegherà dalle 8 alle 14 ore (senza pausa bagno) in qualche pullman guidato sempre dallo stesso poco rassicurante autista. Mentre guardate fuori dal finestrino potreste ritrovarvi sull’orlo di un dirupo mentre la vostra vicina di sedile dà da mangiare alle sue galline, oppure vi potrebbe capitare di rimanere bloccati in qualche paesino sperduto a causa di un guasto elettrico.
Il premio, però, non vi deluderà. Senza corrente elettrica o acqua calda vi scoprirete più felici di quanto sarete mai, troverete piccoli pezzi di voi nei posti più impervi e inimmaginabili, guardando di continuo alla prossima meta, alla prossima vetta, a quell’orizzonte che è là per essere conquistato.

E allora vi ritroverete anche voi a constatare, con gli occhi sgranati di un bambino, il real maravilloso che abita queste terre.

(Continua…)

Marco Dalla Stella