Loro

Domani c’è scuola. Oggi quindi è la solita domenica: l’ineluttabile messa delle 11, e poi, finalmente, la libreria. Un dedalo di pareti bianchi e scaffalature ingombre di libri. E, nell’ultima stanza, sistemati con ordine nel ripiano più basso del reparto bambini, ci sono loro. Se ne stanno tutti lì, in fila, i dorsi verdi brillano nell’ombra con una luminescenza ipnotica. Distante sento la risata di mamma, lei e papà si sono fermati a chiacchierare con degli amici. Qui dentro sono sola, con loro. Allungo la mano e con l’indice scorro i titoli. Ne tiro fuori uno a caso. I colori della copertina sono così vibranti da far sanguinare gli occhi. Rimango qualche minuto ammaliata dalla raffigurazione bucolica del classico sobborgo americano, dove in primo piano, dissimulata in una delle sue tante forme, compare Lei; ed io, che la notte mi sveglio di colpo nel letto, con la sensazione della sua presa ancora viva sulla mia pelle ricoperta di un sudore gelido, io lo so chi è: è la morte, solo in maschera per l’occasione.

Sollevo lo sguardo e mi accorgo che ora loro assomigliano al sorriso storto di un vecchio sdentato, uno di quelli che vedi al parchetto all’imbrunire, con i capelli sporchi e la giacca macchiata. Quando, cautamente, ne prendo un altro, quella bocca informe sembra allargarsi in un ghigno malevolo. Ma non posso fare a meno di ammucchiarne ancora, e ancora, sul pavimento.

Riesco quasi a sentire l’alito fetido di quella bocca oscena, e, fissando gli occhi, due palle incendiate, nelle tenebre fitte che si raccolgono sul fondo dello scaffale, mi sembra di cogliere l’agitarsi di una lingua di polvere che si contorce nel tentativo di pronunciare parole in un idioma sconosciuto. Suoni dissonanti che tuttavia mi attraggono verso quella oscurità turbinante, e, nel mio ultimo pensiero razionale, prima che la follia mi invada il cervello, mi chiedo se loro vorranno divorarmi intera per precipitarmi in un incubo senza fine o se denti di legno mi dilanieranno le membra per far fluire in quelle anime di carta il mio liquido vitale.

E…

“Camilla cosa stai facendo per terra?! Tirati su e sistema subito quelle porcherie di libri. Sai che tanto non te li comperiamo…” “Ma mamma…” “Niente discussioni. Non sono letture utili. Veloce, che dobbiamo ancora passare a fare la spesa”.

Ah, solo un piccolo brivido.

La schiera di dorsi è di nuovo compatta, sono quasi arrivata alla porta quando sento un tonfo leggero dietro di me, mi volto lentamente e vedo uno di loro per terra… sono tornati a sorridere, sorridono e mi sussurrano, ora sì li capisco, “a presto cara…”.