Luci(e) e ombre, rimosso siderale.

Basterebbe un’autobiografia parlassi del motore che per me tutto muove? E non è che puoi fissarlo in 2500 battute, l’argomento che ti commuove: un mondo di spin-off, una caterva di non ricordi, flash back, buchi neri. Riassumo in: ho provato a stargli lontano ma I’m in love with my fuso, gli devo tutto, oggi come ieri. Tre fate madrine nel negozio dove cinguetto mi insegnano ad accettare anche questo oscuro mio lato.

Santa, puttana, vista da fuori come sembro? Questione di dissociazione, una croce, un fato. La verità? Non mi interessa, un’eterna lotta, nella scatola nera resta, che se mi sveglio in un letto – dove sono? – l’alba si chiama hangover e sono sopravvissuta a me stessa, un caffè di resta. Occhioni blu, principessa scappata da un castello rovinato lontano, non sai dove, non importa stamattina, occasionale guerriero, né il mio né il tuo nome. Da Tchaikovskij ad Example il passo è breve, a tramutarmi in Carabosse basta un bicchiere. Il giorno dopo, giorno zero, tutto mi viene perdonato: ma cosa si nasconde dietro un sorriso fatato? Lettura di una fiaba scritta dai postumi stessi, non c’è bisogno di scomodare Lacan per sintomo e significato. Formula chimica dell’amnesia, pozione che ogni sera – palliativo di morte – fa risorger la magia della mia fantasia. Liquido veramente sociale, se quando cala il sole mette un filtro tra me, il mondo e l’empatia totale. Bel musino, how low can you go nel fondo di un bicchiere? Corruzione, godimento e principio di piacere. Dai, abbiamo fatto serata insieme? Scs, la metà tutta cuore il mattino non ricorda: resti per me nell’altra dimensione, la distorta. Sapessi che travaglio oltrepassare lo stargate ogni sera, la vera spina che mi punge non sta nelle rose in vendita, di Alì, ma nelle  parole con cui, e lo pensavo amico, una notte d’amore mi vuole comprare, di eros e thanatos l’invito. <<La piccola non può lavorare presto il mattino, lei fa serata – grande capo – hai capito?>> Ma da esterno no, che non capisci, perchè sono amata di troppo amore da famiglia, comparse e amici. Le parole dell’incantesimo, che mi mi obbliga alla fuga, portano ad un errare disincantato quando ogni salvezza è esclusa. Ah, facciamo così, indosso un vestito bianco e sogno: l’apparenza inganna, altrove, sembro qui ma non sono. Quattro rampe di scale ribaltano le prospettive, mi ci ribalto anch’io? persa nel narrato virtuale, non ci sono alternative. Sola, a diventare solo voce, ho anelato, ma ora silenzio, reame, il bosco è addormentato.