Madonna dell’Immacolato Aborto

A scapito dell’art. 7 della Costituzione, le ingerenze della Chiesa negli affari non spirituali arrivano sino a fecondare gli uteri di donne credenti e miscredenti. Il tanto sofferto tema dell’aborto diventa occasione per la Chiesa di promettere a giovani Madonne probabili Gesù, vecchi moralismi e una rassicurante mentalità patriarcale dei tempi veterotestamentali. Il corpo delle donne diventa campo di battaglia sul quale lottare tra “morte” e “vita” del feto (che poi: come fa un feto ad essere morto se ancora non è nato?). Ma diciamo subito senza troppe confessioni ed indulgenze che i vecchi antiabortisti tendono ad incarnarsi misticamente in ciò che ancora deve nascere per dimenticarsi che le uniche detentrici del principio creatore sono le donne stesse e non déi o mancati esistenzialismi.
Detentrici donne. Un ossimoro al pari di “Odi et amo”, che nulla ha di catulliano: in storia e in filosofia parliamo di donne detentrici di diritti civili nemmeno con la legge 194 del 1978, ovvero “ Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. Dico questo perché se da una parte con questa si riconosce che la donna ha proprietà di sé, dall’altra la si limita nuovamente con una cosa chiamata “obiezione di coscienza”.
Ma come: prima le donne possono finalmente decidere che farne del proprio corpo e poi è comunque legale obiettare sul loro corpo? Ebbene sì: lo chiamano diritto d’obiezione. Che attenzione: non è critica o espressione, ma la pura briga di mettere nuovamente le mani nelle decisioni e negli uteri delle donne.
Ricordiamo che straordinariamente garantire l’aborto è tutelare la maternità.
Realmente garantire l’aborto è autodeterminazione.
Formalmente l’aborto è diritto riconosciuto ma ostacolato. Eppure l’ art. 3 della Costituzione recita “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli […] che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Forse che la donna non è persona umana?
Forse che il pieno sviluppo non è concezione democratica?

(di Barberina Bala)