Marco

La stanza viene riempita, il chiacchiericcio, le opinioni del condominio disboscano letture-eco della pagina bianca riempita di macchie, dicono, o così sembra, sopra un tappeto, di lacci, di scarpe, le punte una verso lo specchio l’altra verso il divano: un ammasso di vestiti. C’è un cuscino, nero, grigia la cascata di cenere dalla maglia righe verdi orizzontali, al tessuto; bianco, tutto attorno al baricentro, della stanza, dal soffitto sino a mezzo metro dal suolo una catena in ottone pende sopra la scrivania, poca, la distanza dal muro, si macchia il bianco, getto, pugni a ripetizione il sinistro è guardia bassa il destro s’incastra contro le increspature ,del muro. La maglietta il viso i capelli di Amy Winehouse, colano, la schiena gratta, da 190 a 0 centimetri un ascensore dentro un tunnel la luce è bianca, muove la mascella, non muove le gambe: due settimane così piegano lo scheletro, i piedi, scalpitano, skip sul posto chi ne conosce più la fine, pensa Marco la fronte una pista da sci, le rughe punti fermi, tronco di seggiovia il collo, le montagne sorreggono la valanga, un quadro tela 60×100, la cornice in legno non si spezza, la tela si squarcia, viene presa a calci dall’àrtist. Dall’alto del suo loft 30 metri quadri, nessun dipinto due settimane a casa, in centro la Galleria da qualche parte, per le presentazioni condite con Spritz al Mirto, per gli intenditori, almeno questo quello che dice la boss: negli ultimi nove mesi gli ha portato i rendiconti delle spese, da qualche settimana gli chiede artist sei ancora vivo? I suoi vicini si lamentano, dei pugni al muro, delle grida che ogni tanto sentono, dei pianti che nell’ultimo mese dirompono alle tre e mezzo della notte e delle urla che indirizza alle quattro persone transitate nell’ultimo mese, tutte tranne la Proprietaria della Galleria: chiede a Marco come sta, gli pettina 15 centimetri di barba e le sopracciglia accennate, gli parla dei 28 anni di esperienze mistura di strada, i marciapiedi le casse, case non una cassa non un abito che non si sia portata via, una colazione al costo di un Bed and Breakfast, dentro la Città, che Marco vive, o almeno così dice, nella Rete, con le richieste di amicizie sulla scrivania, le foto dei porfidi di Manhattan, un cippo d’albero s’accende la scritta un pacchetto di sigarette la Marca ben in vista viene sbattuta contro il muro.
Fino al giorno prima era ripieno di foto, ai piedi è rimasto un accappatoio, un metro e un biglietto una emoticon o una freccia, in giù verso il pavimento:

“Andrè”