Nella metà di luce

La cassa dritta del sound system pompa beat nel mio orecchio, il mio solo orecchio. L’altro è fuori uso o furioso da tempo. Sono le sei di mattina e intorno a me una vagonata di zombie sotto acido si dondolano e sbuffano a ritmo. Ho fame e vorrei brucare l’erba come una capra. Mi trascino verso il camper della tribe. Una carota e una birra e non abbiamo più viveri e poi sta musica di merda ha scassato le palle. Stacco il generatore. Dobbiamo tornare indietro. Tornare indietro. Adesso. Ma dove? Nei pub pieni di studenti e di campi da calcio, al piscio che profuma di alcool, brucia e si fa rigagnolo nella turca o sulle scarpe. Indietro a prima che avessimo paura che fosse un tumore a mangiarci e la neve pareggiasse ciò che era rimasto delle nostre case?

La ghiaia scricchiola sotto le ruote larghe del camper. Ad ogni scoppio del motore un’eco sabbiosa. Ai lati pale eoliche si muovono a sincrono, pezzi di una vecchia giostra.

E rivedo la città. Ai bordi dei palazzi loro, altamente incazzati, e tanti negozi di souvenir ancora aperti. Corpi e lamenti intasano le vie e gli inseguimenti sono lenti e noiosi come un cane che si cerca la coda. Vigliacco, avrei preferito che mia sorella mi avesse mangiato un occhio invece dell’orecchio, per essere lì, ma nella metà di buio.

Anche loro sono lì. Esseri umani affetti da un morbo che li porta a nutrirsi di altri esseri umani, conseguenza di una politica vegetariana ed ecosostenibile, che alimentò il mercato nero della carne umana.

Due braccia su una croce, ma quelle di un ladrone. Furono i terremoti e uno strano modo di danzare. Fu il proibizionismo: no carne. E mettemmo i cardigan e gli occhiali da riposo. Ma la fibra spessa di noi uomini non si schiacciò sotto quel peso e ci ammalammo di nuovo, senza redenzione.

Sul camper ci siamo noi altri delle tribe, famiglia di reavers fricchettoni, i ripudiati della società. Nel cruscotto c’è un’arma, ma se mi sparo ora sono proprio un imbecille del cazzo. Bisogna razziare quello che agli umani non interessa più. Attenti ad evitare ogni singolo ambulante affamato, non vogliamo uccidere nessuno. Dobbiamo cercare provviste e tornare indietro. Indietro dentro alla città. Indietro? Non ci penso nemmeno. Avanti, invece, è un’altra questione, però strana.

(di Yann Patrick Martins e Giorgia Bandini)