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Sono andato a Vuoto. Qui le persone non si salutano e sorridono.
Se urli non ti sentono.
Ci sono tanti bicchieri e tutti li osservano estasiati con piccole labbra inclinate.
Li guardano e a volte li indicano, come se fossero solamente portatori trasparenti di liquido malato.
Pochi li toccano.
Queste cose non le ho mai dette a nessuno, nemmeno a te.
Ci andai con la mia moto a due sellini, e a metà era quel Bicchiere, come tutti, quando mi ordinai di riempirlo del mio piscio.
Sembrava carburante. Ma non lo era mai stato, neppure nei giorni di festa.
Spesso l’avrei voluto, quando sognavo di entrare in abissi rosati con soprammobili di primi peli pubici. Allora sarebbero bastate alcune gocce. Senza piombo non c’è mescolamento mi si insegnava.
Ed ero arrivato fino all’orlo. E ancora avrei voluto una lacrima in più, molto simile a quella che mi separava dall’essere padre o superuomo. O semplicemente un dispiaciuto.
Non mi hanno visto, i sorridenti. Sentirmi non potevano.
E alle volte lasciavano i Bicchieri senza guardia.
Volevo riempirne ognuno, e ci sono tornato, a Vuoto. La settimana scorsa.
Il cartello non riportava caratteri, ma io sono giunto :
c’erano dodici bicchieri lungo la strada e la mia anima subiva gli spasimi:
undici e tre quarti, chiusi la cerniera.
Quando vidi una donna che, come te, con dei guanti rossi di animale li capovolgeva e mostrava i piccoli denti: Lei non mi salutò ma subitamente sognai di annegarLa. Capivo di sentirmi in dovere, un’altra volta. E ribollivo.
I bicchieri che avevo fatti miei, gli Elevati, erano lì come solo scossi, come prima di me:
il liquido stava in quella linea di sporco stantio, mentre ballava gli ultimi momenti. Sembrava si divertisse.
Ho deciso di incontrarLa il mese prossimo e forse ci sarai anche tu. Aprirai le orecchie a rumori che non si sentono.
Ma io ho il mio intento.
E non posso bastare, me ne sono reso conto.

Per andare a Vuoto non servono aeroplani. Con una moto a due sellini è più semplice, ma voi siete sempre in treno, oh commensali del buon mercato.
Ve ne prego, se non si ferma, gettatevi: il salto da finestrini senza camera è un gioco da bambini, quelli che non sanno ancora se essere agili o con gli occhi lucidi.
Venite a Vuoto e non mettete la cintura. Orinate ovunque.
Nei bicchieri o in testa alla signora.

Lei vi offenderà ma non la sentirete.
E le nostre palpebre ci puliranno gli occhi per il mondo oltre i bordi.

(di Giacomo Gecchele)