Non è un paese per punk

Sono le tre di notte, e come al solito, al Blitzkrieg Pub fa tutto abbastanza schifo, la musica, il cibo, le troie, si insomma, siamo nel buco del culo di questa città infame. Roz, Drek e Faz al bancone tracannano rum come fosse thè alla pesca, i loro giubbotti di pelle borchiati e le creste colorate li fanno assomigliare a dei cazzo di dinosauri, o forse è solo l’effetto del demonio che mi si è sciolto sotto la lingua qualche ora fa.

Uno dei tre, per la precisione credo si tratti del T-Rex, mi fa cenno di muovermi, una nave ci aspetta, dobbiamo andare sull’isola di Faz perché lí troveremo la bambina buona, stà nel cassetto sotto il grammofono di suo nonna. Bella gnocca la nonnina.

Mi siedo sul ponte e mi godo il mare di notte, mentre il cervello in maniera del tutto autonoma, lascia cadere delicatamente la testina fonografica in prossimità della traccia dei Ramones “I don’t wanna grow up”.

Attracchiamo a cinquanta metri dalla riva, al mio fianco siede il brontosauro, al quale faccio presente che ho perso le gambe durante un’atroce battaglia in Normandia il sei giugno del 1944, lui è un amico, e con un colpo di coda mi catapulta su di una foglia di palma dell’isola di Faz.

Faz si pronuncia come se la zeta si fosse scopata la esse per qualche secondo, si tronca in eiaculazione precoce con scappellamento a destra e poi dritto fino al mattino.

Se non sbaglio lo stegosauro ha qualche problema, forse la bambina, quella stronza, vuole succhiargli il sangue. Forme indefinibili stanno scavando un buco nella sabbia e gridano “è morto Drek!  Viva Drek!”.

Soffermiamoci sul buco, cioè, il buco è tutto, soprattutto per il punk. Il buco sul giubbotto in pelle, il buco per il piercing, il buco nelle converse (immancabile), il buco di merda dove sballiamo, il buco da dove esce la birra, il buco per la roba, il buco della fessa di mammeta, il buco film, il buco è ovunque.

Manco a dirlo, una voragine mi si apre sotto i piedi e nel fuoco vedo chiaramente il vicino di casa che brucia tra le fiamme mentre al mattino si alza, saluta il postino, e raccoglie il giornale dal pratino verde; cazzo quel tipo è all’inferno e non fa una piega, merita tutto il mio disprezzo perciò tiro giù la zip e lo benedico con la birra degli angeli. Da quassù la vista è meravigliosa.