Perchè no? Perchè no!

Eravamo lì, lo mangiavo con gli occhi. Poi è stato un lampo, nemmeno il tempo di fare mente locale su che mutande avessi messo, ed eravamo già in camera. Il suo corpo mi preme contro il muro, i cinque strati di tessuto che ci separano sono solo la carta della caramella. Manteniamo il contatto con un bacio, come se fossimo sott’acqua e potessi tenere in vita lui, palombaro, con questo vincolo di labbra durante le operazioni di svestizione. Contorsionista si toglie i vestiti, si aiuta con i piedi e calcia via il groviglio di mutande, pantaloni e calzini. Quando mi sgancia il reggiseno mi gasa da morire, mi sento Arturo Brachetti. Via quello. Via i pantaloni. Panico. Cosa? Hai fatto una faccia… No vabbè, ma non ti depili? Lì? Si, è più pratico. Pratica è una cerniera, avere i capelli corti al mare, ma non la depilazione. Vabbè, intendevo più pratico per me. Non mi ricordo nemmeno come ti chiami, scusa se non avevo programmato di farti un favore, e poi non l’avrei fatto comunque. Ok, non ti infastidire, sei bella lo stesso, è che tante lo fanno, quindi me lo aspettavo. E hai fatto male, non lo farei mai. Perché? Perché sarebbe una cosa per faccio per gli altri e non per me, io non ne sento il bisogno. Però sarebbe più bella. Non credo proprio, sembrerei una bambina, è un’istigazione alla pedofilia, argomento chiuso. Mi rivesto e vado, vero? Sì, meglio…comunque mi chiamo Monica. Pietro.

(di Chiara Peruzzi)