Pietro

Pietro riconosce il profumo del ragù di sua madre fin dall’isolato prima. Sale le scale di corsa, lo zaino non sembra più pesare sulle sue spalle. Suona il campanello due, tre, forse quattro volte. Cinzia apre, dice “ciao, amore”. Gli da un bacio sulla guancia. Lui a volte prende la testa di sua madre e la trattiene con forza sulla sua guancia, così il bacio dura di più. Lei ride e lui le tocca i denti scoperti.  Se li immagina bianchi, luminosi.

A Pietro sembra di vivere a Roma da tantissimo tempo. In realtà sono solo pochi mesi. Con sua madre si sono trasferiti lì perché lui è ipovedente dalla nascita. Un medico gentile aveva detto a Cinzia che a Roma era più facile entrare in lista ed ottenere un trapianto di cornee in tempi rapidi. Lei non ci aveva pensato un attimo.

Pietro è all’ospedale da qualche giorno. Lo preparano all’operazione. Fanno gli ultimi esami. Hanno trovato un paio di cornee per lui. Sono di un altro bambino morto, pensa Pietro, ma forse così tornerà un po’ a vivere dentro di lui. Fa questi pensieri sciocchi, Pietro, mentre le infermiere gli sorridono. Non sa che anche sua madre pensa la stessa cosa insieme ad altre cose, tipo che andrà tutto bene, che deve andare tutto bene.

Prima di sparire dentro la sala operatoria Pietro saluta la madre e le dice “mamma, mi ci porti al Colosseo poi?”. Pietro faceva le elementari e la sua materia preferita era storia. Aveva scoperto che a Roma c’era il Colosseo, che era anche una delle sette meraviglie del mondo moderno. Cinzia gli risponde “certo, quando torniamo ti faccio il ragù e andiamo al Colosseo”.

Pietro se lo era immaginato così tante volte, il Colosseo. Anche tutto il resto tipo i denti di sua madre, il colore del ragù, la faccia della maestra di scuola e anche la sua allo specchio. Ma soprattutto il Colosseo.

Pietro tiene per mano sua madre sulla scala mobile, lei davanti, lui dietro. Quando arrivano in superficie, sempre mano per la mano, c’è una luce forte, diretta, colpisce gli occhi di Pietro che pensa di essere tornato cieco ma poi si abitua, mette a fuoco. Ed eccolo lì.

Sta proprio di fronte a lui, come nei libri di scuola che però non poteva vedere. Maestoso, imponente, eterno. La madre guarda il figlio, gli stringe la mano emozionata. Lui spalanca la bocca, strabuzza gli occhi, ride e piange, non lo sa.

E in quell’istante, che non potrà mai dimenticare, d’un tratto Pietro scopre cosa sia veramente la meraviglia.