Polvere

La polvere, la sabbia, la polvere. Quando arrivi qui non fai che cercare di toglierla, di proteggerti, di limitare la sua presenza insistente. C’è polvere ovunque, anche la spezie sono polvere, non le distingui più nel cibo, sabbia, polvere e spezie tutto assieme, e frutta e dolci di miele e datteri. Che grinciano i denti dalla polvere mentre mastichi. Polvere nel naso e nelle orecchie, tu la togli e il vento la rimette e te la scaraventa addosso come schegge di vetro rovente. Solo se ti rassegni a lei puoi dire di essere veramente arrivato e di aver vissuto sul serio questo posto, questa città di case di polvere. I vecchi che parlano intabarrati di stoffe e rughe, riconoscono gli stranieri da lontano perché i suoni che escono dalle loro bocche non hanno grattano in gola. Quando cammini in queste strade di polvere la sabbia ti penetra la trama dei tessuti dei vestiti, ti arriva alla pancia e si appiccica alla pelle, non rimane tutta lì in superficie, ti entra nelle vene, nei polmoni e nel cervello. Corpi impastati di sabbia e amore che fanno sesso. Quando ti rassegni, diventa parte di te, diventi polvere ed è bello; e quando balli ne sollevi e ne ingoi, pisci polvere, mangi polvere e pompi polvere nel cuore e quando bevi non ti sembra acqua se non c’è. Poi siamo diventati polvere come il resto.

(di Chiara Peruzzi)