Qua intorno ci sono solo rovine

– Qui intorno ci sono solo rovine – dice il ragazzo con la sigaretta tra i denti e le mani arrossate dal freddo.

– Sono solo ombre sui palazzi della finanza… – risponde la ragazza dai tratti vagamente orientali e la matita nera attorno agli occhi. Al muro di un palazzo dell’ottocento, un uomo fissa una bandiera.

– I nomi degli scomparsi sono così tanti che anche la verità sulla loro fine ha perso importanza –; il ragazzo spegne la sigaretta calpestandola con uno stivale.  Entrano in un bar della piazza, siedono al tavolo più vicino all’ingresso, non perdono mai di vista quello che succede attorno, ma non c’è praticamente più nessuno. Ordinano un caffè e una Fizz Cola, paga lui, poi se ne vanno senza aver finito quello che avevano preso.

C’è qualcuno che ti guarda addormentarti? – gli chiede la ragazza, sopra al letto.

– Non è giusto infiltrarsi nei sogni degli altri – risponde, ipnotizzato dalla luce bianca che filtra dalla tapparella abbassata.

Ormai non si vede più niente. –

Faticano ancora ad accettare che annientare il buio tutto intorno potrebbe non essere un progetto alla loro portata; e avrebbero ordinato da mangiare, per buttare giù quel boccone amaro, avrebbero aperto la porta a uno sconosciuto, ancora una volta senza accoglierlo. Questa volta paga lei, è gentile, lascia anche una mancia al ragazzo per dei ravioli freddi e del riso cinese, scondito, che poi buttano nel cestino del bagno.

Credevo mi piacessero –, si scusa lui.

Non devi pensare sempre male, ok? –; gli occhi della ragazza fanno capolino fra i vetri delle birre. Sorridono ma non si guardano se non attraverso qualche riflesso, incondizionato, che per un attimo ricorda loro i motivi del loro essere lì.Dal balcone della stanza lui accende un’altra sigaretta, poi la passa a lei, avvertendola prima, che senza farne uso non riesce più a chiudere occhio.

Le urla, le sento ancora. Di bambini neonati, ma nessuno mi assomiglia. –

Ci avrebbero costretto a costruire una famiglia. –

E di certo non è quello che avremmo voluto. –

La città è tutta spenta, le torri non fanno più rumore, anche la centrale ha smesso di sputare fumo. La ragazza un po’ piange, poi affonda nel petto duro, anestetizzata.

Dormono ancora insieme, non si parlano più. Lui indossa la stessa divisa con cui è arrivato e prima di salutarla, alla stazione, si chiede se anche a chilometri di distanza, nella vita di ogni giorno, penserà bene di lui.