Santiago

Erano 84 giorni che non prendeva un pesce.  Santiago. Il vecchio con i solchi sulla nuca e le guance segnate dal cancro alla pelle. Il ragazzo lo aveva abbandonato per andare su una barca con più fortuna, ordinato dal padre, ma gli voleva ancora bene, era il suo maestro. Ora era al largo, le esche, tuna e alalonghe calate dritte, a profondità regolari. Le fregate si muovevano attente, un buon segno. La lenza si tese.

Devi avere fiducia negli Yankees, non puoi avere paura degli Indians o dei Tigers, sennò finirai per temere anche i White Socks di Chicago.

Con le mani tagliate, le cicatrici di una vita, di fili scivolati tra le dita con troppa fretta, reggeva la canna immobile e inarcata. Non aveva più la stessa forza di quando era Santiago el Campeon. Gli avevano dato quel soprannome perché aveva battuto il nero più grosso del porto a braccio di ferro. La sfida era durata dalla sera del sabato alla mattina del lunedì e alla fine aveva vinto lui.

Erano passati troppi anni e ora stava affrontando un’altra sfida, era un marlin, e sembrava troppo grosso. Dopo un giorno ancora non era emerso, nemmeno un salto. Al secondo saltò, Santiago non sapeva perché, forse per vanità. Era lungo più della barca, almeno di un metro. Risparì tra i flutti.

Sei troppo vecchio per metterti in mare da solo, pensò, se ci fosse il ragazzo…

Ma il fisico è temprato, le stelle comparvero e insieme a loro c’erano tutti i suoi amici lontani. Anche il pesce è mio amico. Pensa se ogni giorno si dovesse cercare di uccidere la luna. Gli dispiacque per il pesce ma non fu meno determinato a ucciderlo, ma chi sarà degno di mangiarlo?

Potrà venderlo, peserà almeno 7 quintali, se riuscisse a venderlo a 60 cents al chilo… nessuno sarà degno di mangiarlo.

Sei nato per fare il pescatore e per morire da pescatore, vecchio, più tardi smetti di reggerti sulle gambe più tardi dovrai chiedere l’elemosina. Doveva dormire, mangiare le esche era nauseante, ma gli serviva la forza. Al terzo giorno di lotta il pesce salì, si piegò un poco e si arrese.

Era troppo al largo, e durante il ritorno i pescecani gli spolparono il fratello facendo restare solo la testa e la coda e l’enorme spina dorsale. Era troppo stanco per vincere anche contro di loro, anche se ne uccise un paio con i remi e con il coltello.

Mi hanno battuto Manolìn. Mi hanno proprio battuto.

Ma non lui, il pesce.

No. Davvero. È stato dopo.

Mettiti a posto le mani, vecchio.

So come curarle, ma questa notte ho sputato una cosa strana e ho sentito che mi si è rotto qualcosa nel petto.

Mettiti a posto anche quello. Tornerò in barca con te.

di Nicola Andretta dopo Ernest Hemingway