Selma Lagerlöf: un pilastro semi-sconosciuto della letteratura mondiale

Quando leggo quegli articoli, a volte superficiali, sulla disparità femminile, mi viene quasi da sorridere e istintivamente penso a Selma Lagerlöf, autrice svedese dalla vita sfortunata ma anche vincitrice del Premio Nobel per il suo “elevato idealismo, la vivida immaginazione e la percezione spirituale che caratterizzano le sue opere”. Mentre Marinetti pubblicava il Manifesto Futurista, mentre i francesi esploravano il sogno e la follia attraverso il Surrealismo e mentre il conterraneo August Strindberg analizzava i rapporti fra vita reale e sogno, Selma Lagerlöf diventa famosa per il suo romanticismo e al realismo dilagante, contrappone le sue opere delicate e le sue favole per bambini.

E saranno proprio queste opere che, nel 1909, la incoroneranno prima donna Premio Nobel per la letteratura e le permetteranno, cinque anni più tardi, di diventare membro dell’Accademia Svedese. Questo sembrerebbe il coronamento perfetto di una vita piena di successi, ma basta semplicemente scavare un po’ più a fondo per capire che Selma Lagerlöf era semplicemente una donna qualunque e non una supereroina; era una donna come noi che ha sofferto per la malattia del padre e la vendita della casa paterna; una donna che ha lavorato come maestra e nel frattempo scriveva il suo primo romanzo, nonostante la stanchezza e la mancanza di tempo. Ma Selma Lagerlöf non era coraggiosa soltanto per se stessa, lo era anche per le altre donne e lo è stata anche per noi, partecipando attivamente al movimento delle suffragette in una fase delicata della sua vita in cui era riuscita a guadagnare il rispetto della società e dei suoi pari, in quell’ambiente maschilista e un po’ misogino che è il panorama letterario scandinavo degli inizi ‘900.

Immagino che anche Selma Lagerlöf avrà avuto qualche momento di sconforto, qualche momento in cui avrà desiderato di passare tutta la giornata a letto e di non parlare con nessuno; in fondo, è stata una donna come le altre e, proprio per questo, non può rimanere una scrittrice sconosciuta.

Abbiamo la (s)fortuna di vivere in un mondo che è avverso alle donne e non possiamo, in quanto donne, perdere nemmeno un’occasione per ristorarci e (ri)trovare la forza per svegliarci domattina e ricominciare di nuovo a lottare, per noi stesse e per le altre.