La Strega É Morta

La mia coinquilina è un soggetto particolare. Ha le lentiggini e i capelli rossi, ma ultimamente li tinge di nero perché così sono più seri, dice. La mia coinquilina ha 29 anni, ma si veste come se ne avesse 50 perché da quando è diventata giornalista professionista crede che quello che sia l’abbigliamento più consono al suo status quo. Le converse e i jeans sono roba da blog e da magazine online, tipo quelli per cui scrivi tu, mi ha detto una volta. Io mi sono sentita giustificata per il mio look: ho deciso che non lo cambierò mai, nemmeno quando avrò raggiunto il mio status quo. La mia coinquilina pensa che scrostare le padelle e lavare i pavimenti siano cose da poveri, quindi lo lascia fare a me, ma devo farlo bene altrimenti chi la sente. Per il suo compleanno ha chiesto un Rolex; ha ricevuto in cambio un Cartier d’oro bianco appartenuto a sua nonna: lo custodisce gelosamente nel suo armadio. Mi sono stupita, pensavo lo avrebbe dimenticato in fretta, invece è la sua reliquia segreta.
Un giorno chiacchieravamo in camera sua e ho notato una fotografia che sporgeva da un libro. Era solo un angolo, si intravvedevano delle foglie ed ero curiosa. L’ho tirata verso di me, ho sollevato le pagine e ho visto che ritraeva una ragazza in un parco.
-Chi è?- ho chiesto.
-Una mia amica- ha risposto subito.
Mi sono domandata come mai non condisse di particolari la presentazione, come fa solitamente. La mia coinquilina è la classica persona che quando parla di qualcuno non presente preferisce usare la professione per definirne i contorni. Sai, alla mostra di McQueen c’era Antonio, il mio amico broker. Sai, ho visto Viola, la mia amica architetto, le terrò il bambino una sera. Ho indugiato ancora un attimo sulla foto, sui capelli sciolti della ragazza, posati con noncuranza sulle spalle. Poi ho richiuso il libro, e mentre lo rimettevo sul comodino ho notato che era lo stesso libro che Carrie e Mr Big si leggono a letto, “Lettere d’amore di uomini illustri”. Che cagata, ho pensato.
Credo che quella ragazza fosse la sua innamorata, quella di cui non mi ha mai parlato. Per un anno è stata la sua ossessione, i suoi baci nascosti. Poi ha deciso che tutto quel mistero poco cattolico non faceva per lei e non ha più voluto vederla. Eppure lei, l’altra, continua a scriverle. Tenere lettere composte a mano e infilate nella nostra buca di notte. Sono indirizzate a Farina, niente indirizzo. Le trovo sullo zerbino dell’ingresso e gliele porto in camera, perché la mia coinquilina non si abbassa a raccogliere la posta. Non ne ho mai aperta una di quelle buste, perché di farina è la sua pelle, Farina è lei.
La mia coinquilina a volte invita a casa dei ragazzi. Ragazzi con l’abito da uomo e le scarpe lucide: ragazzi che cercano di sembrare uomini. Con loro lei alza la voce, beve del vino corposo e sorride sempre. Sorride anche quando rifiuta i loro baci e li lascia dormire sul divano. -E’ in prova- mi dice a porta socchiusa, -voglio vedere se si sa comportare, se lo posso portare agli eventi-. Una volta mi ha anche detto: -Vorrei trovare un ragazzo come il tuo, tranquillo, senza ambizioni. Low profile insomma-. Ma nessuno supera mai la prova, se ne vanno la domenica sera, esausti di fingersi quello che non sono e di dormire su un giaciglio di seconda scelta. Invece lei sembra non stancarsi mai.
Ieri è arrivata un’altra lettera per Farina. L’ho portata alla mia coinquilina che era nella sua stanza a sistemare i vestiti appena acquistati. Mi ha chiesto di lasciarla sul letto, mentre mi dava le spalle. L’ho buttata sulla coperta e lei non si è nemmeno voltata. Più tardi ho sentito il suo passo pesante sui tacchi, il parquet sofferente. Ho buttato uno sguardo in corridoio e ci siamo viste. Era vestita di tutto punto e stava uscendo. -Mi vedo con uno- mi ha detto -è un ragazzo nuovo, è in prova-. Si è messa il rossetto rosso sulle labbra (Chanel, ha tenuto a precisare), si è avvolta nella pelliccia e ha fatto due gradini. La strega è morta, ho pensato. E proprio in quel momento, come a confermare il mio pensiero, la mia coinquilina si è girata verso di me e mi ha sorriso. La pelle diafana, i capelli corvini arricciati attorno al volto, il lampo rosso sulla bocca: era molto bella, sembrava un’altra.