Underground zen

Con le caviglie fredde
intraprendiamo un viaggio
pestando aghi di pino, o di siringa
attraversando terre cupe
pregando divine assenze.
Le vene sono secche.
La lucidità è violenta.
Le mani vibrano.
Ad un tratto sbocciano suggestioni.
Esplodono, in polvere di colori e curve di materia.
Il cerchio si compie nei nostri occhi fioriti,
lo spirito canta rantoli d’estasi.
Come loto
da rottami a splendori
nella rinascita.
Trucioli di terra santa in un bagno di morfina.

(di Serena Giaretta)