Urla di un dio muto

Si affievolisce traballante la fiamma della ragione,

per stagliare con maggior contrasto le ombre,

che albergano da sempre nel suo cranio;

ticchettii d’ira si accavallano nell’ora del crepuscolo,

quando i giorni sono celle con chiodi alle pareti

e il gusto della gioia diventa nauseante.

Brucia la gola e frigge le budella

il pasto indigesto di una vita sottomessa,

di mille singhiozzi di lamentosa furia;

trabocca di bile il vaso della compassione,

scolora in grigio il ricordo del perdono,

sfuma in cenere la scintilla della tregua,

  un soffio di polvere cremisi cola dal volto,

increspando la smorfia di un ghigno ebete

ed ecco tingersi in nero l’ultimo ricordo.

Una luce nuova riaccende ora la brace,

mentre una falce di luna si macchia rosso,

esplode in silenzio la bomba dell’oblio;

accresce nitida la follia,

che in un attimo ti possiede

e ti trascina via con lei,

lontano…

Non sei più uomo ora, ne bestia,

ma solo paura e livore incarnato,

in un corpo spogliato dalla compassione,

intagliato a colpi d’ascia nel carbone.

di Simone Antonello