Vin Santo

La fate facile voi, “finché morte non vi separi”, romantico per carità, forse leggermente sdoganato ma chi siamo noi per andare contro millenni di tradizione monogama. Ditelo a lui, non a me io non c’entro nulla, ditelo a lui che aveva giurato davanti a Dio, ai Santi e alla Madonna, ditelo a lui che andare con un’altra donna al di fuori di sua moglie sarebbe stato considerato peccato. Soprattutto ditelo a lui che magari una sbandata anche lassù gliela concedono, ma da perderne il conto no, e poi a pagamento, cristo che vergogna se il prete lo scoprisse.
Che poi mica è facile nemmeno per lui sappiatelo, non sto cercando di assolverlo ci mancherebbe, però magari con più particolari si capisce meglio, lui ci prova anche a resistere però il tempo ha cambiato tutto e proprio non se ne capacita. Con gli anni credeva sarebbe tutto migliorato, immaginava che in fondo col tempo si migliora e sperava che quella ossessione per la bellezza carnale che certe donne gli insinuavano fin dentro le ossa gli sarebbe passata. Ci ha provato, ve lo assicuro, ha lottato in tutti i modi per dare maggiore peso a certe altre dimensioni, l’affetto, l’amore e cose simili, non sto scherzando, davvero ci ha provato, ma c’è stato poco da fare, la carne ha sempre vinto.
Parliamoci chiaro, ripeto, non lo sto giustificando ma è sempre meglio non fermarsi solo sui giudizi parziali, non che lui fosse chissà che bellezza, era una venialità piuttosto ipocrita la sua, d’altro canto la compravendita di sesso non gli pareva questo gran peccato, soprattuto se confrontato con l’appagamento che la carne gli procurava.
Le prime volte in cui iniziò a sgattaiolare fuori di casa, in cerca di riscatto da quella promessa nuziale che presto gli si era palesata come imbroglio, era anche riuscito a soprassedere ai sensi di colpa semplicemente pregustando la soddisfazione che poi quelle femminee forme gli avrebbero concesso. Ben presto, tuttavia, il senso di colpa si fece oppressivo, quasi denso e concreto, schiacciando in un primo momento la sfrenante voluttà che anche solo il ricordo di quei giovani corpi gli creava.
Passarono mesi prima che, più o meno consciamente, riuscisse a escogitare una via di fuga da quello stallo morale. Ironia della sorte volle che proprio durante i festeggiamenti dei venti anni dal quel maledetto giuramento di fronte al Signore si prendesse una sbronza colossale, di quelle smodate che il più delle volte il giorno dopo rinneghi, ma che sotto sotto sai bene quanto te la fossi cercata. Bene, come dicevo, bevve quasi fino allo sfinimento, imbarazzando sua moglie come tutti i commensali di quel bel ristorante, fino a quando, dopo esser rincasato ed essersi preso gli insulti che meritava, sgattaiolò nuovamente fuori casa per cadere in tentazione.
Il mattino dopo non poté che scusarsi, per la sbronza ovviamente, e promise che non sarebbe più successo. Mitigò i sensi di colpa con il mal di testa. Uscì di casa e si diresse al supermercato più vicino per comprare la prima cassa di vino della sua nuova vita.