West Point, 3:42am

Mai nella vita avrei pensato di scriverti questa lettera. Non qui. Non ora. Non su questo dannato ponte, non nello schifosissimo West Point in cui, dio mi è testimone, mai avrei pensato di mettere un cazzo di piede. Mi aveva avvisato, Big Joe, «Lasciala perdere, queste storie non vanno mai a finire bene. So di un tizio che aveva perso la testa per una cerbiatta della famiglia Cimino. L’hanno ritrovata, la testa, sei mesi dopo sulla spiaggia di Newport, mentre un dannato cane cercava di strappargli il naso a morsi. Cristo, aveva ancora gli occhi spalancati, sembrava uno che hanno beccato a farsi una sega fuori da una scuola!».
Ho sempre pensato che Big Joe esagerasse i dettagli delle sue storie. Questa volta però devo ammettere che aveva ragione. Cristo se aveva ragione.
Tutto è iniziato a San Diego quel maledetto maggio di tre anni fa. Finalmente mi era stato assegnato un compito importante, rischioso ma importante. Di quelli che se la svanghi poi fai il botto e finisci a capo di qualche fottuta squadra operativa col caffè, le ciambelle e tutto il resto. Con una faccia come la mia, col sangue latino di mamma nelle vene, ero la scelta più logica per infiltrarmi nella gang MS13. Non ci misi molto. Sì, ho dovuto spararmi della gran merda in vena e ho fatto lavori così sporchi che ti darebbero gli incubi anche da dopo morta. Ma ero dentro.
Poi arrivò lei.
Era la mia informatrice preferita. Un’autentica cagna latina che tra un pompino e una scopata si vanta di conoscere tutti i pezzi grossi del giro. Turumayo, Tito Fuentes, i fratelli Alvarenga. Cristo, c’ero così vicino! Un giorno la perra era così fatta che mi raccontò di un incontro che avrebbe portato tutte le maras della West Coast a Riverside per spartirsi zone di spaccio, tirare chili di neve e scoparsi quintali di figa. Lei sarebbe stata in prima fila, a servire bicchieri di rum Chiuatán ed elargire occhiate che farebbero bagnare anche le mutande di una vecchia suora.
Quando arrivammo sul posto il giorno dell’incontro non c’era nemmeno l’ombra di un salvadoregno, né di un cazzo di messicano. Cristo, perfino il giardiniere era giamaicano. La perra mi aveva fregato e ormai era troppo tardi. Ora mi ritrovo in questo dannato ponte, nello schifosissimo West Point, in cui mai nella vita avrei pensato di mettere un cazzo di piede. Ora di piedi ce ne metto due, e ben fissati in uno stramaledettissimo blocco di cemento.
Prendi i soldi di Joe e va’ al più presto da Kim. Lei sa cosa fare. Mi dispiace sia andata così.